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Sassari NewsnotiziesassariPoliticaLavoro › Crisi Cedi, appello del sindacato. «Subito conferenza generale»
A.B. 24 settembre 2015
Crisi Cedi, appello del sindacato
«Subito conferenza generale»
«Urge una conferenza generale del settore commercio», dichiara il segretario generale della UilTuCs di Cagliari e Sardegna Cristiano Ardau


CODRONGIANOS - «Urge una conferenza generale del settore commercio». A dichiararlo è il segretario generale della UilTuCs di Cagliari e Sardegna Cristiano Ardau, tenuto conto che è ormai saltato l’accordo per l’acquisizione del “Cedi Sardegna” di Codrongianos da parte del “Consorzio Europa”. Una mancata risoluzione [LEGGI], che manda a casa 194 lavoratori, con conseguenze negative per la società “Metide” (di proprietà del Cedi), che conta su 139 dipendenti. Inoltre, ovvi i contraccolpi anche per i soci aderenti al Cedi, che sono ben 550.

Lunedi, il Cedi Sardegna Più (ex Cs&D) ha dichiarato 86 esuberi. Ma pendono anche i 58 esuberi dichiarati sempre della Metide ed i 55 dichiarati mesi fa da “Auchan”. Altre catene locali sono in crisi, con ritardi sul pagamento degli stipendi di due o tre mensilità (pare, il 40percento delle aziende). A questo, si aggiunge la crisi degli esercenti minori. Attualmente, nel settore, quasi 15mila persone godono degli ammortizzatori sociali tra ASpI, NaSpI e mobilità ordinaria con oltre 1500000 ore di cassa integrazione in deroga dall’inizio dell’anno. E’ chiara la crisi della logistica commerciale in Sardegna e di tutto il comparto commerciale. Serve un cambio di rotta con la convocazione di una conferenza del settore commercio che coinvolga tutti i soggetti interessati.

A monte, manca però una programmazione. Di fatto, la liberalizzazione delle attività commerciali e degli orari di apertura festiva e domenicale hanno stravolto il settore. Si è passato da un sistema che contingentava le licenze commerciali ad uno «dove la liberalizzazione rasenta l’anarchia», spiega Ardau. «Ormai non si considera più che sono calati i volumi di vendita e la stessa composizione qualitativa della spesa. Con questo alto numero di operatori e pochi e poveri clienti la crisi del settore commercio è agli occhi di tutti. I consumi segnano in Sardegna ancora una flessione e questo alla luce della diminuzione del monte retribuzioni dato dai licenziamenti, dalle collocazioni in cassa integrazione e del forte indebitamento delle famiglie sarde, il più alto d’Italia, 9,2percento». Questo determina perdite dei fatturati consistenti per le aziende con dati medi a progressivo annuo del -10percento, con punte del -20percento; in forte ascesa il settore discount, con progressioni medie del +15percento. Non a caso, il 45percento delle aziende del settore ha il bilancio compromesso e con indici di reddittività tra i più bassi d’Italia, secondi solo al Molise, con lo 0,4percento.

«In più – prosegue il segretario generale della UilTuCs di Cagliari e Sardegna - la ricerca incontrollata del “customer satisfaction” massacra gli addetti del settore ed i piccoli esercenti con turni di lavoro esasperanti. In nome del “dio commercio” la vita non ha più tempi e la conciliazione tra i tempi di lavoro e i tempi di riposo è morta e defunta. Non ci stupirebbe se qualche ipermercato ricorresse all’apertura 24 ore su 24. Chi paga sono sempre i lavoratori e nessun cliente od operatore si avvantaggia. Oltre al danno la beffa. La situazione in alcune aziende è esplosiva, la notizia del Cedi Sardegna desta preoccupazione. E il Cedi di Villacidro dichiara ben il 65percento della forza lavoro in esubero. Finiranno a casa altri lavoratori, ma con contraccolpi sulla società Metide di Cagliari per altri 139 addetti. Le posizioni irresponsabili di pochi hanno determinato un disastro e l’effetto catena è appena iniziato. Situazione diversa – spiega Ardau - si prospetterà al Cedi Sardegna Più, che attraversa la crisi da diverso tempo. La trattativa è aperta e come sindacato non siamo disponibili a vedere altri disoccupati o la stessa attività aziendale compromessa. Lunedi 28 settembre il primo incontro. Questo territorio ha già dato troppo in termini di perdita di occupazione e di ricchezza delle famiglie. Se non si adottano politiche di sviluppo e si abbandonano le politiche di austerity, con sostegno alla domanda interna, alleggerendo fiscalmente lavoratori e pensionati, non si potrà mai creare quel circolo virtuoso di sviluppo che rafforzi economicamente aziende e dipendenti del settore. Le ricadute negative sulla domanda interna, sul mercato e sull’apparto produttivo infatti sono devastanti. Si generano così situazioni difficili per i lavoratori, le famiglie e gli operatori, considerato che non hanno forzieri colmi d’oro o grosse cifre accantonate in banca». Si vive mese per mese, con grandi difficoltà ad arrivarne alla fine. E’ sintomatico il dato percentuale di ricorso agli ammortizzatori sociali nel settore, tristemente speculare alle percentuali di perdita dei fatturati e del giro d’affari. Riteniamo che si debbano adottare scelte radicali a riforma di un sistema economico e produttivo che ha grossi problemi strutturali. Se non si adottano politiche di sviluppo, di sostegno alla domanda interna, alleggerendo fiscalmente lavoratori e pensionati non si potrà mai creare quel circolo virtuoso che rafforzi economicamente le aziende sarde e porti prosperità nel mondo del lavoro. «Ecco perché rilanciamo l’idea di una conferenza del settore: sindacati, operatori e istituzioni. Programmare per gestire le evoluzioni di questo settore e non per subirle. Chi paga sono sempre i più poveri e la Sardegna ne ha già troppi», conclude Cristiano Ardau.

Nella foto: un momento della protesta di Codrongianos


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