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Stefano Deliperi 25 novembre 2015
L'opinione di Stefano Deliperi
Siccità record ma gli invasi dicono altro


All'inizio di novembre 2015, a sentire i mass-media regionali che han ripreso un po’ troppo acriticamente quanto raccontato dai vertici istituzionali della Regione autonoma della Sardegna, l’Isola sarebbe precipitata in una gravissima crisi idrica. Un'autentica beffa, perché la siccità sarebbe arrivata insieme alle alluvioni che nel mese di ottobre hanno colpito la Sardegna. Non erano mancate dotte spiegazioni secondo cui le precipitazioni violente non sarebbero in grado di riempire i bacini, senza che però venisse spiegato il misterioso meccanismo che permetterebbe alle piogge, se violente, di raggiungere il mare saltando a piè pari le dighe (in realtà maggiore è l'intensità della pioggia più rapidamente salgono gli invasi, perché la frazione di pioggia che penetra nelle falde è minore, mentre è maggiore quella si incanala "istantaneamente" nei corsi d'acqua).

Ma basta analizzare con un po' di attenzione i dati sul riempimento degli invasi per rendersi conto che ci siamo trovati davanti a un tipico caso in cui il dovere di informare si è piegato all'esigenza di sensazionalismo a tutti i costi e un’adesione acritica alle comunicazioni regionali che negli ultimi anni sembra aver pervaso molte redazioni giornalistiche. Perché se proprio bisognava sparare un titolo sull'andamento delle piogge sarebbe stato forse più consono questo: "Ottobre 2015, apporti record negli invasi dell'Isola".

Già, tutto l'opposto di quanto ci hanno raccontato. I dati parlano chiaro: dal 31 agosto 2015 al 31 ottobre 2015 il (normalissimo per il periodo) calo dei volumi invasati è stato soltanto di 95 milioni di mc, contro i 189 del 2014, i 147 del 2013, i 101 del 2012, i 157 del 2011 e i 137 del 2010. Se poi si analizza la differenza tra il 30 settembre e il 31 ottobre, il dato è ancora più eclatante: nel 2015 il calo è stato di soli 6 milioni di mc, contro valori che oscillano tra i 29 del 2012 e gli 86 del 2014. E i dati dell'ultimo ottobre sarebbero ancora migliori se dalla diga di Macheronis (Posada) intorno al 10 ottobre non si fossero scaricati, per qualche tempo, 1.2 milioni di metri cubi al giorno (anche l'invaso di Macheronis era finito nel calderone del sensazionalismo, indicato come uno di quelli in condizioni "disperate". E invece era stato svuotato per non farlo "traboccare"...).

I numeri dunque dimostrano che l'ottobre passato è stato un ottimo mese sotto il profilo della ripresa degli apporti idrici negli invasi sardi e che l'origine della persistente carenza nei bacini del nord Sardegna è dovuta a un regime siccitoso che si trascina in quelle aree da circa 2 anni e, soprattutto, a un disastroso tasso di perdita delle reti e a una perdurante assenza di connessioni fra gli invasi. Ma, evidentemente, dare la colpa ad un ottobre in realtà più piovoso della media è molto più semplice perché evita la fatica di dover ricercare le responsabilità di una simile demenziale gestione dell'enorme quantità di acqua invasata in Sardegna.

*Per Gruppo d'intervento giuridico


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