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20 settembre 2015
Chi vuole bruciare Alghero? Nerone siamo noi
Le immagini del fuoco che divora la pineta di Mugoni chiedono una riflessione profonda sulla condizione umana, nel senso politico e culturale, ma anche ideale e morale, in cui si trova la nostra città. Quanto di quell’incendio, doloso e che sicuramente ha dei responsabili, che speriamo presto scoperti e condannati, è anche colpa di tutti? Della morale privatistica in cui ciascuno di noi pensa di poter sopravvivere da furbo alla realtà che lo circonda. Senza sapere di essere soltanto un fesso. Affatto intelligente. E' l'occasione per bonificare uno scempio.


Alghero destinataria di un esclusivo patrimonio di cultura, storia e ambiente, non sembra mai capace di trarne un profitto civile. Il fuoco brucia tutto: non solo pinete e campeggi ma anche le anime della gente. Mugoni è un luogo della memoria della città. Eppure era stato abbandonato all’incuria in cui un miserevole egoismo privato era riuscito a trasformare un bene potenziale al sevizio di tutti in un luogo di degrado rimosso dalla coscienza della gente. E così quando ha cominciato a bruciare è bruciato. Negava Indro Montanelli che il popolo italiano fosse fatto per metà di furbi e per metà di fessi. Non diceva che in ciascun italiano convive un cinquanta per cento di furberia e un altro cinquanta per cento di fessaggine. E purtroppo la parte della fessaggine annulla quella della furbizia. Perchè la furbizia è un surrogato dell’intelligenza. Per metà siamo furbi, per metà fessi, mai intelligenti. Alghero non sembra essere sfuggita a questa legge a dispetto della sua vantata catalanità.

Chi ha bruciato Mugoni, visto che l’incendio è doloso, anche se ne dovesse ricavare un pezzente piccolo interesse, in realtà si troverebbe a perdere tutti i vantaggi che quella parte della nostra costa poteva offrire alla collettività. Non c’è un nesso diretto: ma nell’intervista di questa fine estate ad Alguer.it il Questore di Sassari era stato esplicito. Il controllo del territorio comincia proprio dalla capacità di tutti i cittadini di vigilare su se stessi come se i beni comuni, dal paesaggio al mare fossero una propria proprietà, se ci è consentito il gioco di parole. Quest’anno sembrava che dalle polemiche si fosse passato al dibattito, e dal dibattito si potesse passare a trovare regole condivise su cui costruire un modo di vivere, di lavorare, di sfruttare le proprie risorse senza distruggerle… Ecco perché in quell’incendio è bruciata anche la speranza di trovare la soluzione a tutti quei problemi che da decenni si trascinano irrisolti e se risolti altri problemi creano.

Pensiamo proprio alla marea gialla, al disastro dei vasconi, ai danni provocati dal nuovo depuratore… E suona davvero una beffa perciò che molti protagonisti della politica cittadina anche di sinistra, persino quelli che hanno nel loro marchio la parola «ecologia», continuino ad aizzare contro le associazioni ambientalistiche l’opinione dei loro simpatizzanti. Sappiamo bene che non c’è un nesso. La politica non c’entra. Ne siamo convinti. Ma dietro quell’incendio c’è qualcosa di malato che mina i nostri comportamenti, ci impedisce di vedere come nell’interesse di tutti ci sia anche l’interesse di ciascuno di noi. Ecco invece un nesso che bisogna investigare: quanto di quell’incendio, doloso e che sicuramente ha dei responsabili, che speriamo presto scoperti e condannati, è anche colpa di tutti? Della morale privatistica in cui ciascuno di noi pensa di poter sopravvivere da furbo alla realtà che lo circonda. Senza sapere di essere soltanto un fesso. Affatto intelligente.

Il Questore diceva pressappoco: non abbiano paura i cittadini di chiedere il nostro aiuto. Ci facciano sapere. Ci chiedano di difenderli. A questo punto il nesso con la politica invece si fa cogente. Tocca alla politica, anche se non è colpa sua, di trovare il filo di questo degrado per cercare di rifare il gomitolo. Pensiamo che davvero se l’incendio di Mugoni dovesse diventare un esempio per come la politica è stata capace di trovare immediate e nuove soluzioni allora si che capiremmo che cosa c’è di intelligente da fare. Non c’è un minuto da perdere! Le opere in corso e i lavori a cui mettere mano li conosciamo già: Puc, Piano di utilizzo dei litorali, Piano acustico, Calich… Perché non scommettere sull’intelligenza di tutti gli algheresi. Non c’è un minuto da perdere.


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