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Giuseppe Marceddu 31 agosto 2015
L'opinione di Giuseppe Marceddu
La voce alla satira: Sean candidato Sindaco!


Facciamo un passo indietro nel tempo. E' un pomeriggio piovoso di aprile dell'anno corrente 2015, nel tempio del M5S turritano gli attivisti sono nella disperazione più totale. Dopo mesi di ricerca, quando pensavano di aver individuato il candidato per la poltrona di Sindaco della città, Maurizio Zolesi rinuncia gettando nel panico il pianeta 5 Stelle di Porto Torres. Nel pieno di una riunione degli attivisti squilla il campanello e l'attivista 8 va ad aprire la porta. Davanti all'uscio appare un uomo distinto, sulla quarantina, dall'aspetto pulito, uno sguardo di chi è sicuro di sé ma che trasmette empatia. L'uomo veste un abito di foggia discreta con un'eleganza naturale, non altezzosa. Ispira fiducia. Ha con sé una ventiquattrore nera. L'attivista 8 chiede cosa l'uomo desideri.

«Salve, mi chiamo Sergio Mezzani, vorrei far parte del Movimento e, se possibile, partecipare alla vostra selezione per la candidatura a sindaco della città». L'attivista 8 lo scruta con sospetto, inarca il sopracciglio destro, poi, con fare da automa inespressivo, lo fa entrare ed accomodare nella sala d'aspetto. L’attivista sparisce poi dietro una doppia porta a vetri per riapparire dieci minuti dopo.
«Prego, gli altri attivisti l'attendono». Sergio Mezzani varca la soglia della doppia vetrata e accompagnato dall'attivista 8 supera tre file di sedie occupate da una quindicina di attivisti che interrompono le loro conversazioni per seguire con lo sguardo i suoi passi...

Il distinto signore raggiunge il fondo della sala e si ferma al cospetto dell'attivista 1. «Buongiorno», esordisce l'attivista 1, presentandosi e allungando la mano per stringere quella del Mezzani:
«Salve, Sergio Mezzani», risponde l’uomo distinto mentre stringe la mano del suo interlocutore con una presa sicura. «Sono qui per...».
«Sappiamo, il nostro concittadino ci ha già informati. Ha con se un curriculum?», interrompe e chiede l'attivista 1. «Certo», e dopo aver fatto scattare la serratura della valigetta porge all'attivista 1 una ventina di fogli finemente rilegati. «Perché aspira alla poltrona di sindaco nel nostro Movimento?», chiede l'attivista 1 mentre comincia a leggere il documento che ha fra le mani.

Dopo un lieve sospiro Sergio Mezzani prende un lungo respiro e inizia a parlare. «Vede, io in questa città ci sono nato, quarantasette anni fa e ci ho vissuto fino all'età di vent'anni quando son dovuto andar via per motivi di studio. Finiti gli studi ho iniziato una carriera professionale che mi ha portato in giro per il mondo. Appena potevo però prendevo un aereo e tornavo a Porto Torres per far visita ai miei anziani genitori. Gli anni passavano e ad ogni mio breve soggiorno in città non potevo non accorgermi del declino economico e sociale che avanzava. Quella discesa inesorabile ha ridotto la comunità nelle condizioni disperate in cui oggi versa. Le miei intenzioni sono solo quelle di mettere a disposizione le mie competenze e la mia esperienza per risollevare le sorti della città in cui ho vissuto la mia infanzia e la mia giovinezza. Ho pensato al Movimento 5 Stelle perché all'estero arrivano notizie di corruzione e malaffare in cui tutti i partiti di governo rimangono coinvolti. Non ho molte informazioni riguardo alla struttura politica del Movimento, so solo che è nata da un'idea di Beppe Grillo e che su tutto il territorio nazionale sta crescendo nei consensi. Oggi so che è una forza consistente presente in Parlamento».

«Quindi, leggo qui che si è laureato alla Bocconi di Milano in Economia e Scienze Sociali, ha conseguito diverse specializzazioni di indirizzo politico-amministrativo, diritto internazionale e attestati di master alla Yale University e alla London School of Economics and Politics Sciences. Ha lavorato presso la sede dell'Onu di New York come responsabile del progetto Ispi, International Social and Political Inclusion, alla Fao di Roma come direttore del Reparto Sviluppo economico e sociale e attualmente è a capo di una fondazione da lei creata, la TW-SEPD, Third World Social and Economical Politics Development che si occupa di formazione delle politiche socio economiche nel terzo mondo e il cui obiettivo è quello di rendere economicamente, politicamente e socialmente autonomi i paesi sottosviluppati». «Esatto».

«Leggo che il suo hobby preferito è la Ricerca per l' Ottimizzazione dei Sistemi di Interconnessione fra i Bisogni Primari e Secondari nella vita umana. Di cosa si tratta?». «Si, è un progetto che porto avanti nel tempo libero con degli amici appassionati di tecnologia avanzata. Niente di particolare, abbiamo un laboratorio dove, attraverso dei software da noi creati, stiamo sviluppando delle applicazioni che possano rendere la vita più facile, che ci guidino in un attimo nelle scelte giuste ed opportune per la nostra salute mentale e spirituale».
“Cioè?”
“Faccio un esempio: stai percorrendo l'autostrada e ti rendi conto di avere fame ma hai fretta di raggiungere la meta perché hai un'importante appuntamento, delicato per il tuo futuro. L'applicazione scaricata sullo smartphone sarà in grado di valutare la soglia di rischio entro la quale il bisogno fisiologico incide sulla tua attenzione alla guida. A quel punto tu sai perfettamente se è il caso di fermarti all'autogrill o continuare per evitare di saltare l'appuntamento. Ovviamente il software ti da le percentuali calcolate per le opzioni di scelta. E' un gioco a cui dedichiamo il tempo che le nostre professioni e i nostri impegni ci concedono. Niente di più".

In quel momento, fra i volti di sopraccigli aggrottati, si alza una voce.
"Ma tu non sei quel Sergio che stava sempre in Piazza sui gradini della Banca Nazionale, che portava una codetta, la barba incolta col pizzetto e un orecchino ad anello e aveva una ragazza che si chiamava Francesca?"
"Si, esatto sono proprio io!"
"Ma non ti ricordi di me? Paolo, l'imballoni!"
"Certo, Paolo, come no! Come stai? Quanto tempo..."
"Sergio, cazz, cosa ci facevamo di canne!"
In un istante anche gli attivisti 12, 4 e 7 quasi all'unisono "Sergio! Eccu ga sei! Sergio la canna fumaria."
"Cazz, ti facevi più canne tu in un mese che la popolazione della Giamaica in un anno!" L'attivista 4 si alza per abbracciare il vecchio amico.
"E' vero, ci siamo divertiti come matti!" esclama Sergio con un sorriso accogliente mentre risponde all'abbraccio. Da quel momento il clima si scioglie e tutti gli attivisti si raccolgono intorno a Sergio Mezzani in un frastuono di domande, racconti di vita e aneddoti. Vanno avanti così, per una mezzora, con Sergio che ascolta le esperienze di vita dei vecchi compagni e i vecchi compagni che chiedono della vita di Sergio. Poi, in un momento di quiete, Sergio si alza dalla sedia e, raccogliendo da terra la sua ventiquattrore, si rivolge a tutti gli altri.

"Ok ragazzi, devo andare, i miei mi aspettano" e dopo un saluto per ognuno dei compagni lascia la stanza.
"Bene signori, che vi pare?" esordisce l'attivista 1.
“Cazz, di curriculum già ne ha, però mi sembra un po’ barroso.” Risponde l’attivista 2.
“No, secondo me non è barroso, il problema principale è che tutti si ricorderanno di lui. Era sempri pessu, non faceva altro che fumare joints”.
“E’vero, anche la famiglia era umbè strana, il padre era sempre in giro per i locali”.
“Ma cosa gazzu in giro per i locali, era sempri a bagassi”
“Cosa cazzo stai dicendo tu, la bagassa era la madre che l’avevano trovata a letto col fruttivendolo, quello che aveva la 124 gialla”
Mentre la discussione fra gli attivisti va avanti, l’attivista 13 rimane seduto in disparte e pare non seguire i dialoghi dei colleghi. La sua mano destra fa roteare l’orecchino nel foro del lobo, poi lo lascia per andare ad allisciare la codetta che cade folta dietro la nuca. Il suo sguardo è perso in un punto indefinito della parete opposta e la sua figura magra e leggermente trasandata sembra abbandonata sulla sedia come un sacco vuoto.
“Comunque il problema non è la sua famiglia, ma è lui” riprende l’attivista1.

“Cazz è vero, tutti credevano che d’era un tossico!”
“Ma ti ricordi come lo guardava la gente, ti credo era sempre imballaddu cumenti un ainu e poi con quell barbettina da fricchettone, gli orecchini, la codetta.. ajò!”
“No, non fa, non possiamo candidare lui, e chi lo vota?”
“Hai ragione, dabboi passemmu cumenti li zimbelli di Polthu Torra!”
“Cazzo facciamo?” chiede ancora l’attivista 1.
Dalla sua seduta l’attivista 13 distoglie lo sguardo dalla parete e con un movimento lento alza la mano.
“Dimmi Scion” l’attivista 1 si rivolge a lui quasi infastidito per essere stato interrotto nei suoi pensieri.
“Io potrei candidarmi a sindaco”.
“Tu? Ma se non sei neanche di Porto Torres”.
“Appunto, nessuno mi conosce, nessuno avrà niente da ridire in questa vostra città”.
Gli altri attivisti si guardano in faccia e la loro espressione dubbiosa un po’ cede.
“Ajò avvicinati” lo esorta l’attivista 2.

Sean si alza dalla sedia e lentamente raggiunge gli altri. Una felpa contiene a stento il colletto di una camicia multicolore che sbuca dal tessuto marrone sotto il mento. Jeans, scarpe da trekking e un marsupio legato in vita completano il suo abbigliamento. Appoggiato ad una piccola scrivania posta davanti agli altri attivisti scruta il mondo davanti a lui da due occhi incavati in un viso smunto e pallido, ombreggiato solo da una peluria incolta e un paio di baffi che si tuffano in una porzione di barba più folta che gli copre completamente il mento. Due anelli enormi penzolano dalle orecchie.
“Che lavoro fai?” chiede sempre l’attivista 2.
“Faccio l’insegnante, precario, finché questo cazzo di governo Renzi non si decide a sistemarci.”
Gli attivisti seduti ai loro posti lo squadrano con diffidenza. L’attivista 7 si rivolge a bassa voce all’attivista 2”.
“Ca!, Ma lo vedi? E dove vuole andare? Mi se si tagliava la codetta chi non semmu ni ru millenovizentuottanta!”
“Eh, un po’ vintage già lo è.” Risponde l’attivista 2.
“Tu sei americano, quindi parli bene l’inglese, conosci altre lingue?” Chiede l’attivista 1.

“Si, a parte l’italiano, dove però m’hanno detto che ho qualche problema nella sintassi ma non m’hanno detto cos’è la sintassi, parlo anche la lingua di diversi animali”.
“Ma vai?”
“Certo, mio padre mi portava sempre in giro per boschi, praterie, monti, colline, laghi, vallate, ruscelli, nella grande distesa verde che è il territorio che va dalla Virginia all’Oregon e dal North Dakota al Texas. Immerso in quella natura naturalistica naturale ho imparato ad amare gli animali e le piante, perfino quelle grasse. A contatto con la fauna ho alla fine appreso la lingua di alcune specie, non tutte però”.
“Per esempio?”
“Innanzitutto quella dell’aquila di mare che è il simbolo degli USA, ogni buon cittadino americano deve conoscere la lingua dell’aquila di mare. Poi quelle dell’ornitorinco, della talpa, del tasso, dell’alce, della zebra che è asiatica forse, o australiana, non mi ricordo, ma è uguale a quella del pony della Pennsylvania, poi della formica del North Carolina, ma è stato difficile impararla perché parla a voce bassa bassa bassa, del puma e ovviamente quelle di tutti gli animali domestici”.
“Cazz, del puma! mi piacerebbe parlare con un puma” afferma l’attivista 5.
“A me mi bari un poggu maccu…” gli sussurra all’orecchio l’attivista 3.
“Si, abbiamo capito, ma cosa ce ne facciamo in Consiglio Comunale di uno che parla con gli animali?” chiede l’attivista 1.
“Acchì, no so animari chissi chi vi so in Consiglio” chiosa l’attivista 14.

“E finiscila!” l’azzittisce il consigliere 2.
“E’ molto utile. Pensate che possiamo comunicare coi cani e i gatti, così da conoscere le loro esigenze: in quali zone della città preferisco defecare e perché, quali rumori gli danno fastidio e fino a che ora possono sopportarli in modo da regolare gli orari del Karaoke. I topi per esempio, parlando con loro possiamo trovare una soluzione che renda la convivenza accettabile”.
“Li sorighi l’ammazzemmu!” grida l’attivista 14 dal fondo della sala.
“No, per il cielo celeste del Buddha e l’anima dello spirito di Pietra Arroventata al Sole! Sono piccoli esseri indifesi anche loro!” Sean è visibilmente sconvolto.
“Parli anche con i pesci?” chiede l’attivista 3.
“I pesci sono muti come pesci!” gli risponde l’attivista 8 e gli molla un ceffone in pieno volto.
“No, i pesci non li sopporto, appena posso li spezzo in due con la pinna del surf” risponde Sean, visibilmente contrariato.
“E le tartarughe marine?”
“Eh, quelle sono delicate. Innanzitutto non ti puoi avvicinare a loro con una camicia bianca, soprattutto se sei gonfio di birra, perché si terrorizzano, poi sono un po’ sorde. L’unico modo di comunicare con loro è usare un megafono indossando bermuda e una canottiera. Amano la presenza dei bambini e si tranquillizzano quando racconti loro le fiabe.”

“Ne sa umbè però ho dei piccoli dubbi che tutta questa cultura possa servire in Consiglio Comunale” Sussurra l’attivista 2 all’attivista 8 che sgranellava una caccola sul pavimento.
“Ma finiscila che non ce ne facciamo niente di uno così” gli risponde l’altro all’orecchio.
“Perché il Movimento 5 Stelle?” Chiede ancora l’attivista 1 a Sean, finalmente entrando nel vivo dell’intervista.
“Perché? E me lo chiedi? Perché è il movimento dei cittadini liberi, perché lotta per togliere il potere a quei corrotti e mafiosi del PDL e del PDL meno L, lotta contro il potere delle banche che ci hanno affossato, le multinazionali che gestiscono l’economia per ingrassarsi loro e lasciarci alla fame! E quella cazzo di Europa che ci sta soffocando, noi dobbiamo uscire dall’Europa e appropriarci del nostro Paese! Viviamo in uno stato di merda, corrotto fino al midollo dove l’informazione è in mano ai partiti. E’ tutto in mano ai partiti. Cosa dice Grillo? Informatevi dice, perché altrimenti ce lo mettono nel culo! Menomale che c’è lui col suo blog!”
A quel punto si scatenano gli applausi e le voci si sovrappongono.
“Si, vaffanculo!”
“Gli facciamo vedere chi siamo!”
“Figliori di bagassa!”
Dopo altri cinque minuti di esaltazione collettiva gli animi si placano.

“Tu fai umbè di surf, nò?” chiede l’attivista 6.
“Si, è figo di brutto, ma la mia grande passione è l’ Heavy Metal!”
“Evvai? Anche la mia. Chi ti piacciono?” domanda l’attivista 12
“ I Moonspell Tenebrarum Oratorium, i Biohazard, i King Crimson e ovviamente i più duri di tutti, i mitici Iron Maiden!”
“Si, i Biohazard, grandi!” esclama l’attivista 12
“Ma zitto che neanche li conosci, caggoni!” gli ribatte l’attivista 10
“Ma che cazzo ne sai tu che in macchina c’hai il cd di Gigi D’Alessio!”
“Ma cosa mi dici del riff della chitarra di Bobby Hambel in Punishment?” l’attivista 12 si rivolge direttamente a Sean.
“Mitico!” risponde Sean mimando il riff con una chitarra fantasma e imitando la distorsione con voce rauca. “Drhen! Drhen! Drhan! Drhen! E la batteria di Anthony Meo? Mi fa godereee” aggiunge Sean in piena estasi metallara sedendosi sulla scrivania e facendo partire un assolo di batteria che neanche Jan Paice strafatto di coca è mai riuscito ad eseguire, ma Sean riesce a farlo senza bacchette ne batteria. I suoi pugni vorticano nel vuoto andando a picchiare negli ipotetici tamburi mentre la testa va su e giù in un ritmo forsennato e con la coda che pennella l’aria come il pennello di un imbianchino impazzito la volta del solaio. L’attivista 12 si piazza davanti a Sean a gambe aperte e imbraccia la sua Fender trasparente accompagnando il batterista, ormai paonazzo, in quel concerto live di mimi assatanati. “Thumph, sta, tu tu tu tumph, sta, tu tu tu tumph, sta, drhen, drhen, drhen, drhan, tu tu tu tumphhhhhh….drhaaaaannnnn!!!!”

I due si bloccano esausti nel medesimo esattissimo istante che neanche un fotofinish avrebbe potuto individuare il minimo asincrono. Si scambiano un violento cinque con uno schiocco così potente da far vibrare i vetri delle finestre.
“Si grande! Altro che quel cazzo di Sergio Mezzani e la sua minchiata di Ricerca per l’ottimizzazione dei miei coglioni!” Esplode l’attivista 12.
Il resto del gruppo deflagra in una risata collettiva.
“Certo che sei un tipo figo tu” irrompe l’attivista 11 ormai completamente plagiato dal carisma del codelluto e in totale coglionaggine psichica.
“Comunque, cosa decidiamo?” chiede all’assemblea l’attivista 1.
“Per me Sean va bene, di brutto!” risponde l’attivista 12 con un sorriso stampato in volto e proiettato su quello di Sean.
“Si anche per me. E poi guardatelo è umbè alternativo cazzo, tipico di chi non si fa condizionare. Codetta, orecchini, barba! E poi è umbè biologo! Tipo tosto, cazzo va benissimo.” Chiosa l’attivista 10.
“Ed è americano, ched’è una cosa che conta umbè. Quanti cazzo di americani hai mai visto a Porto Torres?” Sentenzia l’attivista 3.
“Chi è d’accordo per Sean candidato sindaco alzi la mano” chiede l’attivista 1.

Tutti alzano la mano, chi con convinzione, chi perché esausto per l’ora tarda che ormai s’era fatta.
“Si, è andata” chiude l’attivista 1 “E poi non è che dobbiamo vincere le elezioni, Sean entrerà in consiglio per rompere i coglioni a quella banda di mafiosi e ruffiani, per rompergli le uova nel paniere. Per demolire il sistema dall’interno.” Aggiunge. Infine, sfinito, si rivolge all’attivista 8.
“Boh, chiudi tutto, ajò che ce ne andiamo a mangiare qualcosa”
“Io sono vegano” ricorda Sean.
“Ah, sei di Las Vegas quindi” dice l’attivista 8, il più sveglio di tutti.
“Vegano, che non mangia carne, idiota!” Sentenzia l’attivista 4 stampandogli una manata appena sotto la nuca.
“Non mangi neanche il cavallo?” L’attivista 8 si candida di diritto al ruolo di capogruppo in consiglio comunale.
“Se si dice CARNE di cavallo un motivo ci sarà pure” lo secca l’attivista 3 con una arguta osservazione.
“No, i vegani non mangiano né carne, né pesce, né latte né i loro derivati” precisa Sean.
“Scusa, di cosa ti nutri?” L’attivista 8 alla domanda si rende conto che è la prima volta nella sua vita che usa quel verbo.
“Prodotti della terra, frutta, verdura, cereali e soprattutto soia e prodotti a base di soia. Latte di soia, biscotti di soia, hamburger di soia, spremute d’arance di soia, bacon di soia, spaghetti di soia”.

“Si, e la bagassa soia”. Per l’attivista 8 un’occasione da non sprecare.
“Anch’io, ormai da mesi, sono vegana e mangio tutto a base di soia” Dichiara la bionda attivista 9 guardando Sean negli occhi e anche lei in trance da neo adepta e trattenendo a stento un rutto di favata col salsiccione ancora non digerita del pranzo di sei ore prima.
“Ma cavolo, allora sei senza forze se mangi solo quelle schif….vegetali” La vegana attivista 9 era ad un passo dalla capitolazione. Sean, all’ascolto di quelle parole, prende posizione in mezzo alla sala, sposta un paio di sedie e si butta sul pavimento con un movimento da atleta provetto. Steso sul pavimento annuncia in tono fiero “100 flessioni!” e inizia a pompare. “1-2-3-4-5-6-7…18-19” Intanto il gruppo degli attivisti si chiude a cerchio intorno al candidato sindaco-atleta-vegano e accompagna la conta delle flessioni “31-32-33” per poi intonare un coro di incitamento “5 stelle! 5 stelle! 5 stelle! 5 stelle!” Alla flessione 68 Sean comincia ad accusare la stanchezza, il volto viola dalla pressione sanguigna e il fiato sempre più corto.

“Ci vuole qualcosa che stimoli la sua rabbia” esclama qualcuno. “Ci sono, nominiamogli i politici corrotti!” grida qualcun altro. “Berlusconi! Bersani! Renzi! Alfano!” Sean sembra aver ripreso le forze. “Napolitano! Brunetta! Boldrini! Lupi! Franceschini! Monti! Zaccagnini!” “Zaccagnini?, Zaccagnini è morto nill’annu 3, testa di minchia!” e inevitabilmente l’attivista 8 si becca una sberla in piena fronte. “96-97-98-99….100!” Sean si alza in piedi con uno scatto e un sorriso da paresi stampato sul volto. La fronte è rigata da vene che sembrano cavi elettrici e gli occhi strabuzzano fuori dalle orbite. “Una passeggiata!” esclama ma gli parte una sbandata di dritta che gli fa sbattere la tempia contro la maniglia della finestra lasciandogli una farfalla bianca tatuata nella pelle paonazza.
“Tranquilli non è niente” riesce a bisbigliare mentre gli attivisti accorrono per soccorrerlo. Sean si riprende e gli attivisti 3-4-7-9-11-14 gli si piazzano davanti in completa adulazione. Cinque minuti dopo il gruppo esce sul pianerottolo e s’avvia giù per le scale.
“Oh a ve l’immaginate se viene eletto sindaco?” annuncia una voce nell’atrio del palazzo.
L’attivista 1 si tocca i genitali.
Il gruppo è ormai fuori sul marciapiedi quando l’attivista 9, la vegana, rompe il silenzio della sera.
“Ajò tutti da Bruno a farci un panino con cavallo e salsa rosa!”

E fu così che ebbe inizio l’era di Seantology…


*libero professionista
13:32
Luisanna Marras, già assessora comunale e vice sindaca al Comune di Cagliari, guiderà l’Amministrazione sino alle prossime elezioni amministrative in programma l´8 e 9 giugno e nell’eventuale turno di ballottaggio, domenica 23 e lunedì 24 giugno.
18/4/2024
Il presidente del Comitato di quartiere di Sant´Agostino, Luca Pais, si rivolge direttamente all´amministrazione comunale: nella piazza continua il degrado, si trovano rifiuti di ogni genere e le voragini stradali continuano ad espandersi


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