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A.B. 3 marzo 2015
Latte vaccino: vertenza a Montecitorio
La Copagri interviene sul dibattito aperto in Parlamento da alcune risoluzioni, ritenendo positivo l´impegno del Governo, ma chiede parità di trattamento anche altri settori


SESTU- Da qualche tempo il comparto del latte vaccino sta vivendo un periodo di crisi per effetto del calo di consumo di prodotto fresco ed ora, con l'abolizione da questo mese delle “quote latte” (ovvero il limite dei quantitativi di latte prodotti imposto dall'Unione Europea), la situazione potrebbe aggravarsi. Per capire la gravità del problema basti pensare che il prezzo di un litro di latte è passato dai 42centesimi di gennaio dello scorso anno agli attuali 36. In Parlamento il dibattito cresce e Copagri Sardegna (su richiesta dell'assessore regionale dell'Agricoltura Elisabetta Falchi) interviene sulla questione.

A Montecitorio, ora intervengono alcuni parlamentari che hanno presentato tre distinte risoluzioni con contenuti che Copagri ritiene condivisibili, i quali sottolineano, tra l’altro, l’esigenza di un’equa ripartizione del valore lungo la filiera mediante il monitoraggio dei costi di produzione, affinché il prezzo riesca a coprirli, l’indicazione obbligatoria in etichetta del luogo di origine del latte e dello stabilimento di lavorazione, il pieno rispetto dell’art.62 della Legge27 del 2012, che impone contratti scritti tra le parti, chiari e trasparenti. Inoltre, si indica al Governo di promuovere le produzioni di qualità del settore e di promuovere il consumo del latte e formaggi nelle scuole e mense pubbliche.

Secondo il presidente regionale di Copagri Ignazio Cironis, «sono senz’altro utili anche le indicazioni di “promuovere iniziative affinché alle imprese agricole siano garantiti prezzi di favore per l'acquisto del gas, dell'energia elettrica, del gasolio e dei mangimi per l'allevamento degli animali nonché dei medicinali”, ma gli sforzi andrebbero concentrati verso la cancellazione degli oneri Imu e il ripristino delle agevolazioni per il gasolio agricolo». Sull'attuazione della legge 27, inoltre, per Copagri il Governo deve elaborare, sentite le parti, un contratto-tipo che regoli i rapporti tra venditori ed acquirenti, trasparente ed omogeneo sull’intero territorio nazionale. Copagri Sardegna ha anche trasmesso alla Regione lo schema di un contratto tipo stilato negli anni scorsi per il comparto ovicaprino. Per dare più forza al potere contrattuale dei produttori, basterebbe poi dare applicazione al decreto all’articolo17 del decreto legislativo n.228 del 2001, che prevede il trasferimento di adeguato vantaggio economico ai produttori agricoli da parte delle industrie che ottengano benefici pubblici.

In Italia, il comparto bovino da latte è rappresentato da 1862mila vacche, allevate da 35544 aziende, che producono 11milioni di tonnellate di latte, per un valore di 4,5milioni di euro. Mentre in Sardegna, nell'ultimo censimento del 2010, erano registrate 1245 aziende con vacche da latte e 33348 capi. A seguito della convocazione di due tavoli di filiera sul comparto, il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ha dichiarato di volersi muovere verso il miglioramento e difesa della qualità, lo sviluppo di campagne di educazione alimentare, la promozione dei formaggi, una più chiara etichettatura che rilevi il luogo di mungitura e la sede dello stabilimento di lavorazione. Per il triennio 2015-2017, è prevista dal Governo la spesa di 110milioni di euro.

In Sardegna, però, le regole contrattuali in materia di latte vaccino hanno un rilievo minore rispetto ad altre regioni: il latte bovino è, per circa il 90percento, controllato dalla “3A” di Arborea, che lo remunera ad un prezzo tra i più alti d’Italia. Per questo motivo, lo Stato dovrebbe riconoscere un aiuto ai programmi di attività delle Op che, quando ben organizzate (come la 3A), sono in grado di soddisfare al meglio le aspettative dei produttori. «L'attenzione del Governo, e dei parlamentari, però - sostiene il coordinatore regionale di Copagri Pietro Tandeddu – non deve limitarsi al latte bovino, ma occorre estendere le indicazioni e le soluzioni trovate per il comparto bovino al settore ovicaprino, che non interessa solo la Sardegna, ma il Lazio, Toscana, l’Abruzzo, Piemonte, Basilicata e l’intero Appennino italiano. Deve quindi essere riaperto dal Governo il Tavolo di Filera Ovicaprino, istituito, dopo le insistenze della Regione sarda, nel 2008».

«Non possiamo abbassare la guardia per il comparto ovino solo perché il prezzo del pecorino romano ha raggiunto i 9euro al chilo, superando la quotazione del parmigiano reggiano a dodici mesi e più (oggi a 7,80euro al chilogrammo) - aggiunge Tandeddu - Sembra che qualche caseificio sardo stia incrementando la produzione di pecorino romano il che contrasta palesemente con la volontà espressa di provvedere alla regolazione dell’offerta per il prossimo anno. Copagri Sardegna rivolge quindi un pressante appello agli industriali privati e alle cooperative perché prevalga il buon senso e non si comprometta un momento “felice” del mercato, anche se la ripartizione del valore nella filiera non è del tutto equo».
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