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Luciano Uras
16 febbraio 2015
L'opinione di Luciano Uras
Crisi economica, la Sardegna alza la testa
Questi, diversamente da altri, sono tempi di crisi vera. Una crisi di dimensione planetaria. L’Europa è accerchiata, e in parte aggredita, da conflitti violenti. Si vive uno stato diffuso di incertezza, tra i pericoli reali di una possibile, ancora più grave, degenerazione delle tensioni internazionali e quelli di una profonda crisi sociale ed economica che appare difficile da affrontare e quasi impossibile da superare. In un quadro come questo, mentre a livello nazionale tra le componenti culturali e politiche democratiche e di sinistra, anche all’interno delle stesse formazioni, si consuma un confronto/scontro durissimo sul terreno della revisione costituzionale, della legge elettorale, del riordino delle normative in materia di politica e diritto del lavoro, la situazione della Sardegna sembra confinata in modo rassegnato sullo sfondo delle questioni importanti.
Eppure i dati della crisi sarda sono intollerabili. Una deindustrializzazione selvaggia che ha cancellato progressivamente migliaia di posti di lavoro, un tasso di disoccupazione attorno al 20%, nuove e vecchie povertà che si sono sommate nel tempo, una pesante aggressione ai diritti alla mobilità e alla continuità territoriale dei sardi, tagli ricorrenti di finanza pubblica decisi in sede ministeriale comprimendo inesorabilmente il sistema pubblico locale e quello dell’istruzione. Questo scenario richiede a tutte le forze politiche sarde, a quelle di questa maggioranza democratica, progressista, identitaria e sovranista una rinnovata compattezza a sostegno dell’azione della Giunta Regionale. Sel sente interamente la responsabilità di una politica capace di aggredire le questioni che più pesantemente colpiscono la nostra comunità, istruzione e occupazione.
Per questo non è più tollerabile che la Giunta paghi il prezzo della trascuratezza con la quale si sono subite negli anni precedenti le politiche ondivaghe, insensibili e nord-centriche, in materia di istruzione, che hanno imposto parametri inaccettabili di dimensionamento scolastico, per una realtà vasta e complessa anche sul piano dei collegamenti interni come quella sarda. Quanto è stato deciso dall'Amministrazione regionale in questi giorni, certamente migliorabile nel confronto consiliare, è un quadro di soluzioni apprezzabile e razionale che pone al centro l’educazione e l’istruzione dei ragazzi, un buon lavoro all’interno di compatibilità molto strette volute dallo Stato.
Concordiamo anche sulla necessità di creare nuove occasioni di lavoro, con tempestività, sperimentando forme nuove di gestione del sistema degli appalti per le opere pubbliche – d’intesa tra la Regione e le Autonomie locali – riducendo le stazioni appaltanti e sostenendo con uno sforzo straordinario gli investimenti, soprattutto orientati alla infrastrutturazione e alla manutenzione del territorio regionale, alla difesa dei suoli e alla prevenzione del dissesto idrogeologico. Dobbiamo rilanciare, insieme, il valore di grandi iniziative di politica sociale e del lavoro che purtroppo appaiono ancora insufficienti, dal reddito di cittadinanza, che rimane un nostro obiettivo strategico e irrinunciabile, ad un 'nuovo piano straordinario per il lavoro di cui anche gli interventi in materia di opere pubbliche costituiscono un importante segmento.
* Il senatore di Sel Luciano Uras
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