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Sassari NewsnotiziealgheroOpinioniSanitàNuovo ospedale, i sogni si realizzano se ci si crede
Alessandro Nasone 23 novembre 2014
L'opinione di Alessandro Nasone
Nuovo ospedale, i sogni si realizzano se ci si crede


Nella Giornata di Venerdì scorso il consiglio comunale ha votato all’unanimità una mozione con la quale si è deciso di convocare il consiglio comunale a Cagliari alla Presenza del Presidente del Regione Pigliaru e dell’Assessore alla Programmazione Maninchedda per rivendicare il diritto del territorio algherese alla costruzione di un nuovo Ospedale cosi come sancito dal Piano Sanitario Regionale del 2007 tutt’ora vigente. Un consiglio comunale dove quasi tutti gli interventi sono stati univoci nel rivendicare la necessarietà di un nuovo ospedale in località Taulera, il luogo dove nel 2007 lo stesso consiglio comunale ha approvato una variante urbanistica per permettere di superare ogni ostacolo alla costruzione del nuovo nosocomio. Dico quasi, perché fra i tanti interventi qualche stonatura c’è stata, ma anche questo è nell’ordine delle cose, posto che credo che gli interventi fatti all’interno dell’assemblea cittadina, debbano avere caratteristica di dialettica politica, dura, aspra ma corretta e mai debbano essere legati agli attacchi personali utili solo per ritagliarsi spazi giornalistici per qualche ora. Ritengo doveroso che ogni consigliere dica il suo pensiero ma dobbiamo essere coscienti che rappresentando i cittadini ci assumiamo in toto la responsabilità di ciò che affermiamo. Un nuovo ospedale ad Alghero come dicevo è necessario e non più differibile. Un diritto degli algheresi sancito nel 2007 nel Piano sanitario regionale redatto dall’allora assessore alla Sanità Nerina Dirindin, un nuovo ospedale che secondo gli intendimenti dell’assessorato doveva unire in un unico blocco moderno e tecnologicamente avanzato i due nosocomi esistenti in città.

Una città che nelle previsioni del Psr doveva diventare un Dea di 1 livello che non è altro che la costituzione dei dipartimenti ospedalieri di emergenza di primo e di secondo livello secondo il criterio di intensità delle cure e la presenza di unità operative di alta specialità, il chè significa che Alghero doveva essere dotata di tutto ciò che serviva per far fronte alle emergenze cardiologiche e non, tra le quali l’Unità coronarica e posti letto di terapia intensiva, strutture che avrebbero impedito il trasporto d’urgenza, come succede oggi, nelle strutture di Sassari. Dunque non è assolutamente vero, ciò che afferma qualcuno, che in Sardegna manca la predisposizione di un piano della rete ospedaliera, esiste ed è dentro il Psr approvato il 19 Gennaio 2007 e tutt’ora vigente in assenza di una sua revisione. Basta leggerlo! Un Psr che prevedeva la costruzione di altri ospedali in Sardegna in virtù della vetustà dei nosocomi non più corrispondenti alle mutate esigenze di salute della popolazione e fra questi c’erano sia Alghero che il famigerato San Gavino, un Psr che rimodulava i posti letto, tagliando posti letto per acuti procedendo alla loro trasformazione in posti letto post acuzie (lungodegenza e riabilitazione), ridefinendo anche per Sassari i ruolo degli ospedali esistenti, trasformando i nosocomi di Ittiri e Thiesi in Ospedali di comunità, dove oltre a garantire un primo intervento medico nelle emergenze alla stabilizzazione del paziente, dovevano essere riconvertiti con lungodegenza, servizi di riabilitazione, poliambulatori efficienti ed Hospice cosa peraltro solo parzialmente attuata.

Nel Psr si prevedeva anche un aumento delle prestazioni assistenza domiciliare ma anche qui gli intendimenti solo parzialmente attuati dove ad un servizio di eccellenza nelle cure palliative, servizi ai pazienti con la Sla e a coloro che usufruiscono a casa della Ventilazione non Invasiva, fa da contro altare un servizio di medicina di base e territoriale carente, con poca formazione , dove i pazienti spesso non vengono curati a casa e parlo dei malati terminali, oncologici e geriatrici che spesso vengono accompagnati in maniera impropria in Ospedale per ricevere cure che possono essere tranquillamente eseguite a domicilio se solo fosse presente nel Territorio l’Infermiere di Famiglia e gli Oss oltre che una medicina di base organizzata ed efficiente , cosi come sancito dal Psr. Non serve andare a Boston per avere una sanità efficiente, basta attuare le norme esistenti ed avere un po’ di visione ed illuminazione come succede in altre realtà italiane , quali Toscana e Emilia Romagna, luoghi dove si riesce ad avere ospedali eccellenti accanto ad un sviluppo continuo e progressivo della Sanità territoriale. In Sardegna abbiamo professionalità importanti sia mediche che infermieristiche, che potrebbero dare ancora di più se assistiti da investimenti tecnologici e strutturali, nel frattempo innovano e producono, nel silenzio, con il poco che la politica le concede, che ha creato negli ultimi 5 anni un ulteriore buco nel bilancio della Sanità di ben 500 milioni senza peraltro dare ed innovare i servizi, ma solo aumentando sprechi e spesa farmaceutica. La politica, troppo spesso, costruisce atti meritori ma proprio perché ottimi intendimenti rimangono disattesi; ed è ciò che è accaduto con il Psr sardo il quale dopo la caduta della Giunta Soru è stato messo nel dimenticatoio dalla Giunta di Centro destra che tutto ha fatto tranne che portare avanti il Psr oppure, come era nei propri diritti e intendimenti, cambiarlo.

Intendimenti che sono rimasti solo all’interno di una delibera, la 31/2 del 2011 in cui si chiedeva un avvio delle procedure per la riorganizzazione della rete ospedaliera. Ma la Sanità sappiamo bene, oltre che essere un diritto dei cittadini è anche una realtà economica che muove denari e potere e lì la politica spesso e purtroppo in maniera distorta ci infila le mani e invece che creare servizi d’eccellenza, crea solo opportunità clientelari che mal si sposano con il diritto alla Salute. In questi anni Alghero ha sofferto un opera di continuo declassamento delle sue strutture , lavori di manutenzione mai o parzialmente ultimatim una Risonanza installata e mai entrata in funzione per problemi strutturali dei locali, carenze di personale medico ed infermieristico, un elenco che è troppo lungo per non indignarsi e protestare. Alghero rischia di perdere il punto nascite perché non raggiunge i 500 parti all’anno, questo accade perché non si permette il parto in analgesia; a causa di ciò molte future mamme algheresi preferiscono emigrare negli ospedali di Sassari o Bosa dove questo è permesso. Ad Alghero fino a quando non si capirà che l’ospedale è la più grande azienda economica e sociale della città, che va difesa strenuamente, in maniera unitaria, sarà sempre una periferia di Sassari. L’ospedale è un sogno, ma i sogni possono realizzarsi se ci si crede. La volontà che porta alla costruzione di un nuovo ospedale non deve tralasciare nessuna strada, dobbiamo rivendicare con forza i finanziamenti statali promessi ma senza scordare che ci sono anche strade alternative ai finanziamenti pubblici; per tutto ciò è opportuno ed essenziale scendere a Cagliari. I sogni si realizzano se ci si crede fino in fondo.

* Consigliere comunale Upc
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