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M.L.P.C. 19 novembre 2014
Studenti schiaffeggiati: parla la psicoterapeuta
Studenti maleducati e professori maneschi. La parola alla professionista:«è più utile porsi delle domande piuttosto che cercare a tutti i costi un colpevole»


CAGLIARI - Gli avvenimenti delle ultime settimane sulla tematica insegnanti violenti/alunni maleducati hanno interessato per molte righe le pagine dei quotidiani: gli episodi più recenti che riguardano il cagliaritano sono di neanche un mese fa. Di fine ottobre la notizia che a San Sperate un insegnante si è rifiutato di dare una sigaretta all’alunno che, a tutta risposta l’avrebbe insultato pesantemente innescando la reazione del professore che l’ha schiaffeggiato. Nello stesso modo è andata a finire la vicenda di pochi giorni fa a Pirri: il docente esasperato dalla maleducazione dello studente 16enne, dopo averlo fatto uscire dall’aula ed essere stato colpito dal ragazzo, avrebbe risposto con uno schiaffo.

Vicende di questo genere durante l’anno scolastico purtroppo sono all’ordine del giorno, e Il rischio di mettere insieme episodi molto distanti tra loro c’è, a volte creando un effetto alone per cui l’avvenimento di due fatti simili viene associato e da li ne emergono altri fino a far pensare che ci sia un peggioramento della situazione riguardo a quel tema quando invece si tratta di fatti che avvengono con la medesima frequenza ed è solo l’attenzione che si ha che li rende più allarmanti.

Oltretutto la stampa e i media tendono a voler vedere per forza un colpevole, e a creare un gioco delle parti dove da un lato si trovano i docenti violenti e dall’altra i ragazzi indisponenti e maleducati, spesso accompagnati da genitori dello stesso calibro. Cagliarioggi ha intervistato M.C., una psicoterapeuta che ha dato la sua visione professionale dei fatti in questione: «Se guardiamo a questi fenomeni con una lettura complessa vediamo che le variabili in gioco possono essere diverse. Ne cito solo alcune: da un lato c’è l’adolescente con le sue tematiche di crescita (la sfida dell’autorità e il desiderio di autoaffermazione), come vogliamo aiutarlo a incanalarle costruttivamente? Da un altro c’è il tema dell’educazione: quale visione di uomo vuole promuovere oggi l’educazione? quale idea oggi si ha della scuola e del ruolo degli insegnanti? questi ultimi devono veicolare contenuti o educare?»

«Infine il grande tema dei criteri nella scelta degli insegnanti, mi riferisco al fatto che essere competenti in una materia non corrisponde necessariamente a “sapere, saper fare e saper essere” degli educatori. Questa funzione richiede ben altre competenze comunicative, emotive e relazionali. Mentre il respiro e il battito del cuore avvengono senza programmazione, le competenze educative non sono innate ma vengono apprese e purtroppo invece sono lasciate alla responsabilità del singolo insegnante».

In conclusione può essere più utile forse fare una riflessione sui fatti accaduti uscendo da una prospettiva di mero attacco agli uni o agli altri soggetti in questione andando per forza a caccia di un colpevole ma invece, al contrario, ponendosi delle domande.
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