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A.B. 2 settembre 2014
Sassari: la Palestina chiama, la Sardegna risponde
Lo sport, un ponte tra i popoli. Dopo mesi di lavoro, attese ed incertezze Sassari per la prima volta accoglie una delegazione di atleti palestinesi, per uno stage di atletica leggera


SASSARI - La Palestina ha chiamato e la Sardegna ha risposto, a gran voce. Dopo mesi di lavoro, attese ed incertezze Sassari per la prima volta accoglie una delegazione di atleti palestinesi, per uno stage di atletica leggera dal 1 al 14 settembre che sarà un appuntamento unico nel suo genere. L’evento è organizzato e fortemente voluto dalle Associazioni sassaresi “Ponti non muri” e “Intercanvi Italia Onlus”. Per la prima volta, la società sportiva di Gerico, Shabab Ariha, giunge in Europa per dare vita ad un gemellaggio tra realtà e culture differenti, all’insegna del valore dello sport. L’evento è straordinario, per differenti motivi. Le difficoltà logistiche di ordinaria amministrazione, per una società sportiva che si appresta a recarsi all’estero, in Palestina sono ancora più accentuate. I territori sono delimitati da un muro di separazione lungo 750chilometri ed alto oltre otto metri, simbolo dell’isolamento e dell’occupazione che limita nei movimenti le persone che si devono recare nello Stato di Israele o fuori dai territori. Ai check point si attende anche per ore un via libera per motivi di lavoro, mentre il rilascio di visti e permessi per l’espatrio prevede persino mesi. Tale disagio, esasperato dai recenti scontri israelo-palestinesi tutt’ora in atto, si ripercuote anche sulla vita di quei giovani sportivi che tentano di allenarsi e gareggiare a livello agonistico, o semplicemente condurre una vita normale senza l’ombra della guerra e senza la limitazione della libertà personale.

La società sportiva de “I Giovani di Gerico” (facente parte della Federazione Palestinese di Atletica Leggera) è composta da venticinque ragazzi ed è l’unica squadra mista della Palestina. Le atlete Duha Idrees e Ranin Dwedar e gli atleti e Sameh Jalayta, insieme al loro allenatore Mamoun Baloo ed al rappresentante del comune di Gerico Mohammed Isayed saranno ospiti di “Ponti non Muri” ed “Intercanvi Italia Onlus”. Da lunedì 1 a domenica 14 settembre, parteciperanno allo stage e verranno seguiti dal Centro Universitario Sportivo di Sassari e da due dei suoi tecnici, Giorgio Fenu ed Elisabetta Pinna. Grazie alla disponibilità della Fidal Provinciale, durante la loro permanenza i giovani si alleneranno all’interno dell’impianto sportivo dello Stadio dei Pini. Il programma dell’evento include gare a livello agonistico, che andranno ad arricchire il curriculum sportivo dei componenti della squadra. Ma l'evento va oltre lo sport e non tralascia l’importanza dello scambio culturale e la forte valenza simbolica, umana ed emotiva dell’appuntamento. Dismessi i panni degli atleti, i ragazzi vivranno appieno l’esperienza sarda e potranno scoprire tutti gli aspetti tipici della nostra terra, dalla gastronomia al turismo, con la spensieratezza dei loro vent’anni. Sono previsti, infatti, un corso di lingua italiana tenuto da Isayed, visite culturali in diversi centri isolani ed incontri aperti al pubblico a cui potranno partecipare tutti gli interessati. Già subito dopo la conferenza stampa, il gruppo effettuerà il primo dei diversi allenamenti pomeridiani.

Inoltre, lo stage permetterà agli atleti di incontrarsi con diversi sportivi sardi in una serie di tappe che toccheranno Sassari, Cagliari e Nuoro. Tra le varie attività previste, anche il concerto del gruppo musicale “HumaniorA–Laboratorio Letterario e Musicale” ed una festa in onore degli atleti a conclusione dell’esperienza sarda, prima del rientro in Palestina. Lo stage rappresenta solo una parte del più ampio progetto, “Sport in Palestina”, portato avanti dalle Associazioni Ponti non muri, HumaniorA–Laboratorio Letterario e Musicale ed Intercanvi Italia Onlus, da anni in prima linea per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle condizioni di vita nei territori palestinesi, condizioni critiche che non risparmiano neanche atleti e società sportive. Assenza di strutture ed attrezzature adeguate rappresentano la normalità in Palestina, insieme al fatto che viene impedita l’introduzione di materiale sportivo da fornire alle squadre. Tale condizione è testimoniata nel documentario “Inshallah, Beijing” del 2009 (“Se Dio Vuole, Pechino!”) di Francesco Cannito, Luca Cusani e Michela Sechi, che descrive la preparazione di alcuni atleti alla partecipazione alle Olimpiadi di Pechino del 2008. Presentato a Sassari nel 2013, nel corso della rassegna cinematografica “Visioni solidali-Associazioni al cinema”, il racconto è stato fonte di ispirazione per le associazioni sassaresi che hanno deciso di toccare con mano tali difficoltà, recandosi a Gerico, e hanno poi dato vita al progetto che oggi conosciamo con il nome di “Lo sport: un ponte per la Palestina”.

Nella foto: il magnifico rettore dell’Università di Sassari Attilio Mastino
Commenti
23/4/2024
Sarebbe bello che tutti i candidati a sindaco di Alghero e le rispettive coalizioni inserissero nel proprio programma l’istituzione della Consulta Comunale dello Sport. Purtroppo, molto spesso, lo sport viene considerato come l’ultima ruota del carro quando invece rappresenta non soltanto uno strumento di inclusione e coesione sociale ma anche un validissimo strumento di promozione del territorio


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