Figli d’Arte Medas ed Aidos propongono uno spettacolo per ricordare la storia del sacerdote lussurgese, protagonista dei moti di fine Settecento. Appuntamento giovedì, nel Salone del Centro di Cultura Popolare. In scena Gianluca Medas, Andrea Congia, Cuncordu Lussurzesu e Cuncordu Aidos
SANTU LUSSURGIU - Fede, rivoluzione, e amore per la terra natia. Sono questi i temi principali dello spettacolo “Don Michele Obino-Un Sardo Rivoluzionario”, proposto giovedì 24 aprile a Santu Lussurgiu (paese di nascita dell’ecclesiastico), dall’“Associazione Figli d’Arte Medas”, in collaborazione con l’“Associazione Culturale Aidos-Santu Lussurgiu”.
La rappresentazione, una narrazione con musiche e canti, sarà portata in scena alle ore 19 nel “Salone del Centro di Cultura Popolare” di Via Roma: sul palco l’autore del testo, Gianluca Medas, accompagnato dalle note della chitarra di Andrea Congia e dai canti dei cori “Cuncordu Lussurzesu” e “Cuncordu Aidos”. Un articolato itinerario nell’età delle rivoluzioni in Sardegna sarà il pretesto per raccontare la storia del sacerdote lussurgese, amico di Giovanni Maria Angioy, protagonista dei moti antifeudali di fine Settecento e costretto, per i suoi ideali, all’esilio in Francia. Biglietto unico ad un euro.
Medas è il narratore dello spettacolo. Artista poliedrico ed erede dell’unica famiglia d’arte della Sardegna, è il direttore artistico dell’Associazione Figli d’Arte Medas. Andrea Congia, laureando in Etnomusicologia al Conservatorio di Cagliari, chitarrista (chitarra classica, baritono e fretless), è impegnato da tempo nella coniugazione di parola e musica. Il coro Cuncordu Lussurzesu, formatosi spontaneamente nel 1984, ha iniziato la propria attività concertistica nel 1995. Attualmente, esegue il repertorio sacro e profano della tradizione lussurgese. La formazione è composta da Giovanni Mura (Cuntraltu), Gino Leoni (Bassu), Giovanni Meloni (Contra) e Simone Riggio (Oghe). Il coro Cuncordu Aidos di Santu Lussurgiu è formato da quattro giovani cantori: Gianni Licheri (voce), Salvatore Beccu (contralto), Giuseppe Marras (contra) e Gabriele Soru (basso). Rifacendosi ai modi antichi del canto caratteristico del paese, si dedica al repertorio sacro e profano lussurgese.
Nella foto: Gianluca Medas
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