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M.P. 18 dicembre 2018
Porto Torres, in Consiglio il Decreto sicurezza di Salvini
Un ordine del giorno da inserire nel prossimo consiglio comunale per dire no al Decreto Sicurezza, il decreto legge approvato dal Senato e dalla Camera che contiene disposizioni anche sull’immigrazione


PORTO TORRES - Un ordine del giorno da inserire nel prossimo consiglio comunale per dire no al Decreto Sicurezza, il decreto legge approvato dal Senato e dalla Camera che contiene disposizioni anche sull’immigrazione. Lo hanno chiesto i consiglieri comunali della minoranza (primo firmatario Claudio Piras) per discutere il provvedimento del governo che porta la firma dal vice premier Matteo Salvini.

«L’applicazione del Decreto Sicurezza voluto con forza dal ministro dell’Interno rischia di generare effetti e ricadute decisamente negative sulle nostre città, - si legge nel documento - soprattutto in quelle in cui si è costruito un virtuoso percorso di accoglienza che è oggi modello interculturale di integrazione». L'atto porta la firma anche del presidente del consiglio comunale Gavino Bigella che insieme all’opposizione ritiene che Porto Torres così come altri comuni della Sardegna e dell’Italia che hanno investito nell’inclusione sociale attraverso progetti innovativi come lo Sprar, oggi rischiano uno stop, minando così i territori in termini economici, sociali, e perfino di sicurezza.

«La nostra città è stata una delle prime in Sardegna che ha sposato questo progetto di protezione dei rifugiati – dicono i consiglieri della minoranza – portando un modello che ha saputo realizzare efficaci azioni volte all’implementazione di una solida e diffusa rete di accoglienza con una equa ma soprattutto sostenibile distribuzione delle persone accolte su tutto il territorio». Secondo la minoranza le concrete ricadute del Decreto, se non modificato, rischierebbero di incrementare i Centri per il Rimpatrio di prima accoglienza sia per le dimensioni che per la durata di permanenza, «innescando situazioni di imminente disagio e relativa conflittualità sociale causata anche dalla presenza di numerosi soggetti aventi titolo di soggiorno valido sul nostro territorio ma impossibilitati ad accedere a progetti mirati all’inclusione e integrazione sociale».

Per gli stessi soggetti attivi nelle città si rischierebbe un ridimensionamento a causa del mancato invio di beneficiari con la conseguente revoca dei bandi e delle gare di aggiudicazione dei servizi per l’anno 2019. Per questo i consiglieri chiedono al Presidente della Repubblica di sospendere gli effetti dell’applicazione del Decreto in questione rimandando ogni decisione ad un confronto serrato con le città italiane e i sindaci che vivono la prossimità con i problemi e le persone.


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