Si conclude il 21 giugno alle 21 ai giardini pubblici di Sassari la rassegna di produzioni originali “JazzOp”.
Il concerto, dal titolo “Make Music Not War – Rockestra", sarà presentato in occasione della consueta Festa della Musica e celebra il cinquantenario del 1968 e delle grandi rivoluzioni sociali
SASSARI - Dopo il successo dei primi due appuntamenti si conclude il 21 giugno alle 21 ai giardini pubblici di Sassari la rassegna di produzioni originali “JazzOp”. Giunta alla sua quindicesima edizione, l'iniziativa è organizzata dall’Associazione Blue Note Orchestra (ABNO) con il contributo dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Sassari, dell’Assessorato alla Cultura della Regione Sardegna, del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Fondazione di Sardegna.
Il concerto, dal titolo “Make Music Not War – Rockestra", sarà presentato in occasione della consueta Festa della Musica e celebra il cinquantenario del 1968 e delle grandi rivoluzioni sociali e musicali che hanno segnato l'inizio di una nuova era. Nato da un’idea di Marco Tiso e Sante Maurizi, il progetto è costruito su musica e video e rilegge in chiave jazz alcuni grandi classici rock e funk con l'idea di mantenerne il sapore originale, senza "jazzificarli" troppo. «Sono convinto che le caratteristiche particolari di un mondo sonoro - dice Marco Tiso - vadano riconosciute e proposte senza essere snaturate, come abbiamo cercato di fare in questo progetto in cui brani rock e jazz sono stati arrangiati per l'organico di una big band: l'Orchestra Jazz della Sardegna».
Marco Tiso dirigerà la formazione sarda punteggiando in musica le fasi peculiari di un periodo denso di avvenimenti cruciali come le uccisioni di Martin Luther King e Robert Kennedy o l’elezione di Richard Nixon. A mezzo secolo di distanza “Make music, not war”, rievocando il celeberrimo slogan “make love not war”, ripercorre quegli avvenimenti con le immagini curate dal regista Sante Maurizi e una colonna sonora firmata da gruppi come i Blood Sweat and Tears, i Traffic, i Chicago, che accolsero con entusiasmo le possibilità infinite di contaminazione tra rock ed altri linguaggi, così come seppe indicare, tra tutti, Miles Davis.
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