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M.M. 14 febbraio 2018
Su National Geographic il mammut di Alghero
L’articolo di Simone Repetto su National Geographic racconta come il ritrovamento vicino ad Alghero di un frammento di osso risalente al tardo Pleistocene ha confermato la presenza in Sardegna della specie Mammuthus lamarmorai, istituita nel 1883 dal paleontologo Charles I. Forsyth Major


ALGHERO - Pensare alla Sardegna come ad una terra in cui vivevano gruppi di elefanti pressoché indisturbati può apparire paradossale. Se poi questi elefanti erano dei mammut in miniatura ed esclusivi della grande isola mediterranea, diventa un fatto sorprendente ed ai più sconosciuto. Ciò che era stato anticipato dai paleontologi che si sono occupati della materia nel 1800, è stato confermato dal recente ritrovamento di un frammento di tibia nel territorio di Alghero, risalente al tardo Pleistocene, e oggetto di una pubblicazione sulla rivista Comptes Rendus Palevol, a cura di Maria Rita Palombo, Marco Zedda e Rita Teresa Melis, che hanno ulteriormente analizzato il fenomeno degli elefanti nani della Sardegna.

Si tratta della specie Mammuthus lamarmorai, istituita nel 1883 dall’eminente zoologo e paleontologo Charles Immanuel Forsyth Major che, sulla base dei resti segnalati dal naturalista Luigi Acconci nel 1831, diede notizia di uno scheletro incompleto trovato nel sud ovest sardo a Gonnesa (località Funtana Morimenta), durante i lavori di costruzione della ferrovia. Da allora, vennero scoperti solo denti isolati, rinvenuti in sedimenti pleistocenici di varia età, ma non più antichi di 150 mila anni nei pressi della costa occidentale sarda (Tramariglio, San Giovanni di Sinis e Campu Giavesu).

Secondo le ricostruzioni fatte dai paleontologi, il mammut sardo doveva essere alto non più di un metro e mezzo, per circa 700 – 800 kg di peso. Ma l’aspetto più interessante per il mondo scientifico è come i mammut possano essere giunti in Sardegna e vi siano rimasti per un certo periodo, adattandosi al nuovo ambiente e riducendo le proprie dimensioni, in base al fenomeno evolutivo del cosiddetto “nanismo insulare”, osservato in tante isole e specie diverse a livello mondiale.

In assenza di predatori naturali, gli elefanti sardi condividevano il territorio con altri mammiferi endemici: cervi anch’essi di taglia ridotta, un canide di media taglia, lontre e piccoli mammiferi, roditori, insettivori ed ocotonidi (come l’assai diffuso prolago sardo, un antenato dell’attuale coniglio), che invece avevano taglia maggiore dei loro progenitori continentali, denotando un altro aspetto curioso dell’evoluzionismo insulare. Una fauna destinata a scomparire nelle epoche successive al Pleistocene, per il progressivo cambiamento degli habitat e la comparsa dell’uomo.


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