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Red 19 maggio 2017
La Sardegna apre al Salone del libro di Torino
Con un forte messaggio sulla violenza di genere. Ieri al Lingotto la giornata di inaugurazione alla presenza dell’assessore regionale alla Cultura, Giuseppe Dessena


TORINO – «Crediamo sempre che sia colpa nostra se lui è manesco, crediamo che lui in fondo ci ama e che cambierà. Non sappiamo che sopportando, diventiamo vittime perfette». Con questo forte messaggio sulla violenza di genere si è aperto ieri mattina alla XXX edizione del Salone del libro di Torino lo Stand della Regione Sardegna e degli editori sardi, un’esperienza dedicata quest’anno alle “Reinas”, le donne sarde di valore che hanno lasciato un segno nella storia. Ma anche alle donne che subiscono tutti giorni nel silenzio e devono trovare il valore del riscatto.

Un messaggio lanciato durante lo spettacolo teatrale di inaugurazione “Volevo dirti che…” di Susanna Mameli, curato dall’Anfiteatrosound, che ha riproposto in maniera singolare e coinvolgente il tema della violenza sulle donne nelle appassionate interpretazioni dell’attrice cagliaritana Marta Proietti e di Francesco Civile di Capoterra.
Ispirato a una storia vera, è il racconto di una madre e di una figlia accomunate dall’aver subito violenza dagli uomini, che tuttavia riescono a ribellarsi al destino dopo aver conosciuto un uomo diverso, che le aiuta a reagire e andare oltre.

È stato uno dei pochi eventi di teatro presenti al Salone, in uno stand divenuto un palcoscenico incorniciato dalle immagini delle grandi “reinas” sarde da un lato, e dall’altro dalle migliori proposte dell’editoria libraria sarda. «È il tentativo di portare un discorso che possa andare “oltre il confine” – ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Giuseppe Dessena – con un progetto culturale complesso, dove l’importanza sta anche nella rappresentazione di un momento drammatico. La drammaticità di una società che è ancora vittima della disparità di genere e che evidentemente sta dando vita a fenomeni che sfociano nelle violenze più efferate, che spesso stanno all’interno delle mura domestiche».

Assieme alla presidente Aes, Simonetta Castia e all’autore Tonino Serra, Dessena ha presentato il libro “La faccia oscura della luna”, edito da Condaghes. Quasi un memoriale sulla figura di Nereide Rudas, capace di mostrare come la donna sia completamente annullata dalla storia, sempre presente e invisibile proprio come l’altra faccia del satellite terrestre. Nelle parole di Simonetta Castia, il ritratto di Nereide Rudas «colpisce per il fatto che sia stata una donna molto attiva, contro corrente, figura che da un lato incarna a tutto tondo il personaggio delle Reinas, dall’altro fa propria la difesa di chi ha subito violenza, lasciando un invito alla speranza a tutte le donne». I tratti della vita e del pensiero della Rudas sono stati tracciati da Tonino Serra, a partire dalla sua figura di donna rara e di professionista presente a Palazzo di Giustizia come neuropsichiatra forense.

Durante l’incontro è stato proiettato il filmato realizzato sulla Rudas da Am&D Edizioni. Accanto alla Rudas è emersa l’immgine di un’altra “Reina”, quella di Maria Giacobbe, nel dibattito a cura di Mariangela Sedda, Jacopo Onnis e Giacomo Mameli. «Non è facile capire Maria Giacobbe senza ripercorrere la figura del padre Dino – ha specificato Onnis – attivo antifascista coinvolto nella guerra di Spagna contro le brigate nere». Un destino che tra mille vicissitudini lo ha portato all’esilio e quindi a New York per aprire una sezione americana del Partito sardo d’azione. Le vicissitudini del padre hanno influenzato in particolar modo la vita di Maria, anche lei antifascista convinta, finita in carcere durante il ventennio e poi espulsa dall’insegnamento.

Nel quadro tracciato da Mariangela Sedda, Maria Giacobbe sentiva il bisogno di raccontare la condizione delle popolazioni dove, alla fine della guerra, era andata a fare la maestra. Prima gli adulti della scuola serale di Oliena, poi i bambini e le bambine di Fonni, Bortigali e Orgosolo in un periodo drammatico di violenza e di sequestri. «La sua è una scrittura raffinatissima che non ha eguali negli autori di oggi», ha affermato Giacomo Mameli, che ha letto alcuni brani salienti di due inediti, “Un Sogno” scritto in Danimarca e “Un ciottolo del grande fiume”, compilato in India. «Qui si scopre anche un originale, altissimo impegno civile – ha sottolineato Mameli – che non ha eguali in nessuna scrittrice né sarda né nazionale».
Al Lingotto è stata inoltre presentata un’anteprima di “Colazione con Grazia”, l’evento a cura AES che è stato poi rappresentato al Palazzo della Giunta regionale piemontese con un successo di pubblico inaspettato.

Qui il comunicatore gastronomico Tommaso Sussarello, il giornalista Giovanni Fancello e il produttore ed esperto di vini Tonino Arcadu, in collaborazione con Elia Saba, presidente dell’Unione Cuochi della Sardegna, hanno dato vita a una performance enogastronomica ispirata alle pietanze e ai cibi presenti nei grandi capolavori di Grazia Deledda. Sempre al Palazzo delle Regione il poliedrico strumentista nuorese Gavino Murgia, con Stefania Giuliani, ha incantato il pubblico presente con straordinari virtuosismi durante il piccolo concerto letterario “Lettere di gusto in musica”, a cura dell’Associazione Malik e dell’associazione dei sardi Antonio Gramsci.
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