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Mariangela Pala 16 aprile 2017
Il Psd´Az scommette sulle donne: Ilaria Faedda nuovo segretario
Il Partito sardo d’Azione cala il suo asso a Porto Torres punta al femminile. Ilaria Faedda 38 anni è la nuova segretaria politica del Psd’Az, una scelta finale votata all’unanimità dal direttivo scaturito dal Congresso cittadino, tenutosi sabato 8 aprile all’Hotel Balai


PORTO TORRES - Il potere alle donne. Il Partito sardo d’Azione cala il suo asso e punta al femminile. Ilaria Faedda 38 anni è la nuova segretaria politica del Psd’Az, una scelta finale votata all’unanimità dal direttivo scaturito dal Congresso cittadino, tenutosi sabato 8 aprile all’Hotel Balai. Da quell’incontro si è decisa anche la composizione del direttivo con due vicesegretarie che affiancheranno Ilaria Faedda: Sandra Fancello (con delega alle relazioni esterne) e Gian Franca Zanni, mentre ricoprirà il ruolo di segretario organizzativo Marco Atzori e segretario amministrativo Roberto Luiu.

All’interno del direttivo anche “la quota maschile” rappresentata da Bastianino Spanu, Antonio Scaramella, Claudio Ruggiu, Nicolò Pittalis, Tonino Grieco, Mauro Fancello e i consiglieri comunali Davide Tellini e Costantino Ligas oltre ai consiglieri nazionali Pietro Madeddu e Gavino Gaspa componenti di diritto. Una nuova stagione politica per il partito che intende seguire «un percorso politico e programmato, - affermano i nuovi dirigenti - intorno al quale costruire una coalizione che sappia progettare nuovo sviluppo e occupazione nel territorio per superare l’esperienza fallimentare del governo cittadino 5 stelle che ha prodotto solo l’isolamento istituzionale della città, il vuoto amministrativo, l’aumento del disagio e della disperazione nei cittadini, e l’aumento dell’imposizione fiscale».

Le varie relazioni del partito dei quattro mori hanno dimostrato che in città è possibile la convivenza di due modelli di sviluppo complementari che sono quello turistico-culturale e quello di una industria moderna ecocompatibile. Un esempio è riferito allo spartiacque naturale costituito dal porto e dalla foce del Mannu, che determina il confine di due forme di economia che si possono integrare perfettamente. E poi ci sono le aree dimesse dell’ex polo chimico, già abbondantemente infrastrutturate, con i fondali antistanti, le quali sarebbero il sito ideale per la realizzazione di un importante bacino navale per la manutenzione e demolizione di navi di grandi dimensioni, comprese quelle della flotta della Marina Militare.

«Questo progetto, assieme a quello che prevede una radicale campagna di scavi archeologici, - sottolinea i dirigenti - per mettere a “sistema” l’intero patrimonio culturale, possono essere i contenuti di un’intesa con il governo italiano e le multinazionali, finalizzata a determinare quelle “compensazioni” che spetterebbero a Porto Torres. Una città che avrebbe tutti i titoli per chiederlo, «visto che ha sacrificato “per ragion di Stato”, per oltre un secolo l’isola dell’Asinara e - concludono - messo a repentaglio le migliori aree agricole a fini industriali, per scelte calate dall’alto».


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