Red
18 gennaio 2017
Sabato a Thiesi ritorna Rochitas in festa
Grande festa di gusto e tradizione. Trenta suggestive postazioni con le prelibatezze della cucina locale, buona musica e le maschere carnevalesche di “S’ainu orriadore”
THIESI – Un tripudio del gusto all’insegna della migliore tradizione del Meilogu con circa trenta postazioni sparse per le viuzze e gli slarghi del centro storico: le “cortes apertas” a Thiesi si chiamano “Rochitas in festa”. Lo speciale evento, organizzato dall’Amministrazione comunale, in collaborazione con la Pro Loco e le Associazioni culturali tiesine, sabato 21 gennaio apre le porte del paese alla scoperta delle sue eccellenze eno-gastronomiche e delle bellezze del territorio.
La festa della tipicità prende il nome dal suggestivo quartiere di Rochitas, collocato su un tacco calcareo dove è sorto il primo insediamento abitativo di Thiesi. Ed a Rochitas, i visitatori potranno accedere agli ambienti sotterranei scavati nella roccia, cantine in alcuni casi antichissime, dove mani sapienti prepareranno specialità come sucu, fae e lardu, pulenta, anzone arrustu, culurgiones cun patatu e menta, peta de poscrabu, impanadas, porchetta, druches e tanto altro. Il tutto innaffiato da ottimo vino di zona. Non solo le cantine, ma anche abitazioni e caseggiati ospiteranno gli amanti della buona cucina sarda. Le degustazioni saranno disponibili a partire dalle ore 13 e fino a notte inoltrata, o comunque, fino ad esaurimento vivande.
Per gli appassionati di monumenti storici, sarà possibile visitare la celebre Torre prigione, dove saranno presenti una postazione gastronomica ed un’esposizione rappresentativa dell’artigianato locale. Spazio anche per la musica, con esibizione di gruppi folk e suonatori di organetto, senza trascurare i gruppi a tenore di Thiesi, unici del genere nel Logudoro. Inoltre, per i più piccoli, nel corso della manifestazione si terrà un intrattenimento con truccabimbi e palloncini. Spettacolare attrazione della serata sarà l’esibizione del gruppo “S’ainu orriadore” di Scano Montiferro, formato da caratteristiche maschere tradizionali, che indossano sul volto l'osso del bacino di un bovino o di un asino, e sul corpo la “tzimarra” di lana di pecora. La leggenda vuole che questi “demoni” carnevaleschi, che maneggiano un bastone e trascinano rumorose catene, vaghino alla ricerca di un'anima da possedere. Il divertimento è assicurato.
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