ALGHERO - Dopo mesi molto difficili alla guida dell'aeroporto di Alghero, stretto tra una procedura molto complessa di privatizzazione (terminata dopo quasi due anni e undici proroghe) e la smobilitazione di Ryanair, per il direttore generale Mario Peralda oggi è solo il giorno degli applausi, nel momento dell'insediamento ufficiale dei nuovi proprietari di
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LEGGI]. Elogi che arrivano dal nuovo Cda e dal suo neo presidente Mauro Maia che lo riconferma pubblicamente alla guida della Sogeaal (ma lui si riserva di accettare entro il prossimo Cda), ma anche dal Consiglio uscente "capitanato" dall'assessore regionale dei Trasporti Massimo Deiana che definisce il suo management «forte, determinato e coraggioso».
Il coraggio è, invece, una caratteristica forse mancata alla giunta regionale di cui fa parte, incapace di evitare il tracollo del traffico aeroportuale su Alghero, con oltre 300mila passeggeri persi in otto mesi e la cancellazione della base Ryanair che aveva garantito nei cinque anni precedenti solo record positivi. Nessun passaggio durante l'incontro con i giornalisti alla perdita costante del traffico liquidata dal consigliere uscente Massimo Tavolacci come una conseguenza della «disgraziata tassa d'imbarco»; ne ai problemi finanziari della società di gestione interamente pubblica e ricapitalizzata fino a qualche settimana fa.
Deiana davanti ai giornalisti non fa nessun passo indietro, prendendosela piuttosto con le «effervescenze sindacali e politiche che hanno rischiato di far saltare l'operazione». Nell'ultimo anno sindaci, sindacati, politici avversari e non, hanno chiesto invano all'esecutivo di applicare la regola del Piem - Pubblico investitore in un economia di mercato - per incentivare le rotte low cost ad Alghero ma l'assessore ha trincerato il suo rifiuto dietro le normative stringenti. Oggi approva pubblicamente lo stesso modello dopo l'accordo con Ryanair su Cagliari «perchè la società di gestione aveva i soldi».
Comunque sia andata, da oggi si guarda al futuro. Anche se il passato è ancora nei dati che ogni mese registrano un costante calo del flusso: a dicembre si è toccato il meno 80% degli arrivi internazionali, dopo la chiusura a novembre della base Ryanair. Una perdita che non si trova solo nei numeri dei passeggeri e dei movimenti, ma anche delle attività commerciali e ricettive del territorio. Senza parlare della "sconfitta sociale": quello del diritto alla mobilità dei sardi. Una mobilità democratica, low cost appunto.