Questa mattina gli operai del Comune chiamati ad abbattere la parte abusiva del campo rom di Ponti Pizzinnu, scortati dagli agenti della polizia municipale coordinati dal vicecomandante Antonio Bazzoni, hanno raggiunto l´area con una ruspa
PORTO TORRES - Hanno demolito tre delle cinque baracche irregolari disabitate, distruggendo dalle fondamenta al tetto le strutture ormai fatiscenti che i rom stessi avevano costruito. Questa mattina gli operai del Comune chiamati ad abbattere la parte abusiva del campo rom di Ponti Pizzinnu, scortati dagli agenti della polizia municipale coordinati dal vicecomandante Antonio Bazzoni, hanno raggiunto l'area con una ruspa. Ad attenderli gli abitanti della comunità rom che già sapevano degli interventi di demolizione.
I destinatari dell’esproprio avevano ricevuto l’avviso, un provvedimento notificato con l'obbligo di demolire le strutture illegali entro cinque giorni. L’intervento che da esecuzione all’ordinanza di demolizione emessa nel 2013, però non è avvenuto senza difficoltà. Una delle abitazioni destinate ad essere smantellate è stata occupata nella notte dall’assegnatario della baracca, una famiglia rom che si era allontanata dal campo alla ricerca di un’altra sistemazione, ma per paura di perdere definitivamente la casa dove ha vissuto per 26 anni ha deciso di rientrare.
L’assessore ai servizi sociali Rosella Nuvoli e il presidente della commissione competente Francesco Tolu hanno tentato inutilmente di mediare per convincere Iubisa Milanovic e la sua famiglia a lasciare la casa occupata illegalmente. «Nell’ultimo censimento di ottobre la casa risultava libera e il vostro allontanamento vi ha fatto perdere il diritto di possesso», ha detto l’assessore di fronte alla resistenza del nomade. «Andrò via solo se mi darete un’altra casa», ha replicato Milanovic. «Vogliamo evitare lo sgombero forzato - ha aggiunto il presidente Tolu – attendiamo che lui vada via prima di abbattere». Stamattina era presente anche Orsolina Deriu, membro di Asce Rom per seguire passo per passo tutta i lavori di abbattimento.
Resta in sospeso anche la quinta abitazione destinata alla demolizione per la quale il comune ha concesso una deroga. Il titolare aveva fatto rientro al campo l’estate scorsa ed ha deciso di rimanerci. «La casa appartiene ai parenti - ha precisato l’assessore Nuvoli – ma ha firmato un verbale in cui si impegna ad abbandonare la casa e a demolirla a sue spese non appena i figli concluderanno a giugno l’anno scolastico». All’intervento di demolizione seguirà un’opera di smaltimento dei materiali e di bonifica su tutta l’area dove l’amministrazione aveva provveduto nelle scorse settimane alla pulizia del campo. La speranza è di rendere vivibile lo spazio per coloro che ancora sono costretti a rimanere, in attesa che si prospetti una sistemazione decorosa e civile lontano dal campo-ghetto dove la situazione igienico-sanitaria per le 10 famiglie rimaste – circa 45 persone - resta precaria.