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A.B. 10 ottobre 2016
Abitazioni in terra cruda, buona soluzione antisismica
In Italia, le norme non prevedono l’utilizzo del materiale. Un miliardo e mezzo di persone vivono in strutture di questo tipo e risiedono in aree a rischio terremoto. Prospettive ed analisi ai lavori del dipartimento di Ingegneria civile: gli studiosi coordinano un progetto ad hoc. Domani, incontro a Cagliari


CAGLIARI - Domani, martedì 11 ottobre, dalle ore 10.45 alle 13 e dalle 15.30 alle 17.30, l’aula magna del dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura, in Via Corte d’Appello, a Cagliari, ospita la giornata di studio su “Analisi e progettazione statica e sismica delle costruzioni in terra cruda”. Ai lavori partecipano Antonello Sanna, Maddalena Achenza e Luigi Fenu (Dicaar); Fabio Tore (Centro programmazione regionale); Andrea Prota, Fulvio Parisi e Domenico Asprone (Università degli Studi di Napoli); Ezio Cadoni, (Supsi- Lugano) e l'imprenditrice Daniela Ducato. Nel mondo, vivono in costruzioni in terra cruda oltre 1,5miliardi di persone. Gran parte di esse è in zone sismiche (Arabia Meridionale, Persia, Himalaya ed Ande). Vari centri abitati in terra cruda situati in zona sismica sono stati colpiti da terremoti che hanno causato decine di migliaia di morti (Bam, in Iran, distrutta nel 2003, 30mila morti). Ma in alcune zone sismiche, edifici plurisecolari hanno invece resistito a vari sismi (la “Manhattan del deserto”, dieci piani a Shibam in Yemen; le case Hakka, Fujian in Cina).

«Si deve indagare - spiega il curatore dei lavori Luigi Fenu - sulle costruzioni in terra cruda con le metodologie dell’ingegneria sismica partendo dalle conoscenze sui comportamenti dinamico del materiale e sismico degli edifici». Ma non solo. «La normativa italiana prevede che il territorio nazionale sia da considerarsi sismico, Sardegna inclusa, con edifici da sottoporre in fase di progetto alle verifiche di resistenza al sisma», precisa il docente al Dicaar. I passaggi da completare non mancano. «Le norme di paesi quali Germania e Nuova Zelanda comprendono le costruzioni in terra cruda, ma in Italia non la si include fra i materiali da costruzione, tagliando le gambe, specie nell’Isola, allo sviluppo di queste costruzioni». Questi edifici resistono a terremoti di media entità, se progettati e realizzati a regola d’arte con, se necessario a seconda dell’azione sismica, adeguati rinforzi rispettosi della eco-sostenibilità di queste costruzioni. La scarsa resistenza del materiale si supera con un adeguato dimensionamento dei muri, mentre rispetto ad altre murature, la tenacità e l’elevata duttilità della terra rinforzata con paglia ed altre fibre vegetali (vero e proprio materiale composito, il primo concepito dall’uomo) rende gli edifici in muratura più deformabili, ovvero più resistenti al sisma.

Gli studiosi insistono sull’aggiornamento del quadro normativo delle costruzioni in terra cruda. «Avremmo opportunità di sviluppo e occupazione nell’edilizia e non solo, da un settore delle costruzioni intrinsecamente “bio” e massimamente ecosostenibile, le cui case offrono altissimi livelli di confort. Va fornito - rilancia il professor Fenu - l’apporto necessario di ricerca scientifica, specie sul comportamento sismico, come richiesto dalla peculiarità del territorio e dalle norme». Con un progetto finanziato dalla Regione Autonoma della Sardegna, il Dicaar di Cagliari ha coordinato un team che ha coinvolto le Università Federico II di Napoli e la Sipsi di Lugano. Gli studi degli specialisti cagliaritani si sono svolti con la collaborazione dei colleghi del Dipartimento di Ingegneria meccanica e chimica dei materiali. È stato studiato il comportamento a frattura e la tenacità della terra cruda in condizione statica e dinamica: in questa fase si è affiancato il laboratorio DynaMat della Supsi di Lugano, in grado di testare il materiale a velocità di deformazione anche al di là di quelle sismiche. L’unità locale ha indagato su come modellare numericamente il comportamento sismico degli edifici in terra cruda facendo i confronti con i risultati di prove sperimentali eseguite su piastra vibrante su modelli fisici di edifici rinforzati e no. L’effetto dei vari tipi di rinforzo anti-sismico degli edifici in terra cruda (da realizzarsi anch’essi in modo ecosostenibile, per esempio con catene, reti di canapa ecc., in accordo con i principi della bio-edilizia, da anni oggetto di studio al Dicaar) è stato indagato dagli studiosi cagliaritani con quelli della Federico II. Di pregio, peraltro, il coordinamento nel modellare numericamente il comportamento sismico di alcuni edifici in terra cruda realizzati secondo la tradizione della Sardegna meridionale, portando avanti una campagna di prove su pannelli murari sollecitati e rinforzati, e sulla parete di un edificio intestata sui muri di controvento e sollecitata da carichi ciclici. In breve, un bel gol anche sul piano di relazioni scientifiche nazionali e internazionali di pregio, con esperienze nella sperimentazione sismica delle strutture e nelle prove dinamiche sui materiali.

Nella foto: Hakka Tulou, Fujian Square
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