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A.B. 8 ottobre 2016
Consorzio dell’agnello Igp trova alleati tra corsi e baschi
Sardi, corsi e baschi alleati per difendere e promuovere i propri agnelli. E’ la sintesi emersa dalla giornata di confronto che si è tenuta nei giorni scorsi a Corte, in Corsica, tra il Consorzio dell’agnello di Sardegna Igp, il Consorzio di tutela dell’agnello da latte dei Pirenei Igp ed il gruppo promotore per il riconoscimento della Igp per l’agnello della Corsica


SASSARI - Sardi, corsi e baschi alleati per difendere e promuovere i propri agnelli. E’ la sintesi emersa dalla giornata di confronto che si è tenuta nei giorni scorsi a Corte, in Corsica, tra il Consorzio dell’agnello di Sardegna Igp, il Consorzio di tutela dell’agnello da latte dei Pirenei Igp ed il gruppo promotore per il riconoscimento della Igp per l’agnello della Corsica. «E’ stato un incontro fecondo – sintetizza il presidente del Consorzio dell’agnello Igp di Sardegna – in cui è emerso che è fondamentale allargare le collaborazioni anche oltre i confini sardi e stringere alleanze con i colleghi visto che abbiamo gli stessi interessi”. Fondamentale in questo gioco di squadra è la certificazione “per questo tifiamo perché anche gli agnelli corsi possano ottenere il riconoscimento dell’Igp - rivela Cualbu - in questo modo è più facile allearsi e tutelare i nostri prodotti».

L’esempio arriva proprio dall’agnello corso, il 60percento dei quali (390mila) è venduto in Sardegna: «la certificazione fugherebbe ogni dubbio sull’origine, tutelando quel prodotto e anche gli altri da eventuali furbi che potrebbero dargli cittadinanze diverse in base alle proprie esigenze». Sul confronto dei dati non c’è stata partita. La Sardegna, regina degli ovini, ha messo sul tavolo numeri imponenti visto che si allevano due pecore per abitante (oltre 3milioni), il 40percento del patrimonio ovino italiano. «Il nostro Consorzio – ha raccontato Battista Cualbu - conta al suo interno un terzo della aziende sarde (4mila su 12mila) e certifica circa la metà degli agnelli prodotti: 650mila su circa 1,2milioni». Numeri che sovrastano quelli piccoli della Corsica dove si allevano 90mila pecore da cui nascono ogni anno 65mila agnelli circa.

«Aldilà dei numeri – spiega il presidente del Consorzio sardo – dobbiamo fare i conti con le nuove abitudini dei consumatori. Oggi gli agnelli sardi, che rappresentano il 20percento del reddito che deriva dalle pecore (il restante 80percento dal latte) si concentrano soprattutto nel periodo di Natale (50percento) e Pasqua (82percento). Mentre dall’altra il mercato richiede prodotto anche d’estate, quando cioè non abbiamo agnelli». Su questo, il Consorzio sardo sta lavorando da tempo per trovare delle soluzioni, coinvolgendo anche l’Università ed il mondo della ricerca. «Stiamo cercando di studiare un modo per garantire l’agnello tutto l’anno – spiega Cualbu - Cambiare la stagione dei parti è difficile ed improbabile per diversi motivi, ma oggi esistono diverse tecnologie che consentono di conservare, per brevi periodi, la carne, senza modificarne la qualità. Uno di questi è il surgelamento che potrebbe garantirci l’agnello anche d’estate piuttosto che esportazioni in Paesi lontani».

Altro argomento affrontato è la ricerca di nuovi mercati. «L’export è importante – ha ribadito anche in Corsica il presidente – ma altrettanto importante il consumo interno, a cominciare dalle mense». Gli allevatori delle altre due razze di agnelli hanno condiviso l’analisi ed i progetti portati avanti dal Consorzio dell’agnello sardo Igp. Anche perché riscontrano un calo dei consumi di carne e del tradizionale consumo dell’agnello. In Corsica, l’agnello sta perdendo valore e spesso viene svezzato alla nascita, concentrandosi sulla produzione del latte. Per questo, si è concluso, «dobbiamo proseguire nella strada della collaborazione e della condivisione dei progetti, ribadendo l’importanza della certificazione per il riconoscimento delle peculiarità regionali e il contrasto delle contraffazioni».

Nella foto: il presidente Battista Cualbu
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