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A.B. 7 ottobre 2016
«Indispensabile riforma disciplina su animali selvatici»
«L’invasione dei cinghiali sta mettendo in pericolo l’incolumità delle persone e l’economia agricola», dichiarano i vertici regionali della Coldiretti, dopo l´incidente avvenuto lungo la Lula-Galtellì


LULA - Il fenomeno della sovrappopolazione dei cinghiali sta degenerando e sta mettendo in serio pericolo l’incolumità dei cittadini e degli automobilisti in particolare oltre che l’economia del mondo agricolo. La notte scorsa si è sfiorata ancora una volta la tragedia sulla strada tra Lula e Galtelli, dove una donna ha investito un cinghiale finendo fuori strada. E solo grazie alla sua prontezza di riflessi è riuscita ad abbandonare l’auto che è andata in fiamme [LEGGI]. «E’ un fenomeno fuori controllo – ribadisce il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba – troppo spesso sottovalutato dal mondo politico nonostante i continui allarmi che abbiamo lanciato. L’invasione dei selvatici, ed in particolar modo dei cinghiali, sta mettendo a rischio non solo il reddito delle imprese agricole ma anche la sicurezza nelle aree rurali e urbane».

Lo dimostrano i numeri emersi dal dossier presentato dalla Coldiretti nei mesi scorsi: nel 2015, i danni causati dalla fauna selvatica si aggirano intorno ai 100milioni di euro. Mentre da un’analisi su dati Aasps, nel 2015 si sono registrati 214 episodi gravi di sinistri con animali, dove hanno perso la vita diciotto persone e 145 sono rimaste ferite. «In quindici anni, dal 2005 al 2015, il numero dei cinghiali presenti in Italia è praticamente raddoppiato, passando da 600mila a oltre un milione – racconta il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu - Un vero e proprio esercito che assedia oggi le campagne con attacchi quotidiani alle colture, radendo al suolo tutto ciò che gli passa davanti sia che si tratti di campi coltivati o di pascoli piuttosto che orti, vigneti e frutteti. Un invasione che interessa anche i centri abitati dove si moltiplicano gli avvistamenti di cinghiali a spasso».

Ma accanto ai cinghiali si intensificano su tutto il territorio sardo gli attacchi degli altri animali, dalle nutrie, alle cornacchie ai cervi (di quest’ultimi se ne stimano circa 12mila nell’Iglesiente). Per non parlare dei cormorani, che in sei anni, secondo i monitoraggi eseguiti dall'Amministrazione Provinciale di Oristano relativi alle zone umide della Sardegna centro occidentale, sono aumentati dell'86,50percento, passando dagli 8384 del 2008 ai 15636 del dicembre del 2014, consumando in un anno circa 2,5milioni di euro di pesce. «E’ evidente che le politiche adottate fino ad ora sono insufficienti – evidenzia Cualbu – I dati e i fatti ci dicono che è improrogabile prendere delle decisioni che consentano un’inversione di tendenza. Come Coldiretti ribadiamo la richiesta lanciata dalla nostra Confederazione, per una riforma della disciplina sugli animali selvatici che garantisca l’indispensabile presenza delle aziende agricole a tutela del territorio. L’obiettivo dell’attività agricola e di allevamento, infatti, non è di ottenere risarcimenti (che peraltro non coprono che una piccola parte del danno; senza tenere in considerazione la perdita di quote di mercato né il valore del prodotto trasformato), ma fare impresa, producendo per i cittadini e non per animali selvatici e predatori».


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