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Sassari NewsnotiziealgheroOpinioniAmbienteBattibecchi autorevoli sul servizio di nettezza urbana
Enrico Muttoni 27 agosto 2016
L'opinione di Enrico Muttoni
Battibecchi autorevoli sul servizio di nettezza urbana


Lo scambio di accuse, recriminazioni, ed infine insulti manifestatisi in questi ultimi giorni tra alcuni esponenti politici di Alghero, a proposito del servizio di nettezza urbana, ha un che di surreale. E’ surreale perché la discussione, a due, a tre o estesa a chi si vuole, è incentrata sull’amministrazione di un servizio che non ha alcuna possibilità di miglioramento di efficienza e riduzione dei costi, avendo nelle sue strutture e regolamenti l’origine dei propri (e nostri) guai. Infatti si discute di appalti, di orari, di gestione economica e quant’altro: ma nessuno, finora, è riuscito a fornire un confronto con altre realtà regionali o nazionali né un modello efficiente da imitare. Tantomeno di indicare una metodica tecnica per lo smaltimento. Il tutto deriva dalla scelta (obbligata o no, non mi interessa) della raccolta differenziata. Questo tipo di selezione all’origine dei rifiuti è finalizzato al recupero e al riciclo dei materiali. Eccezion fatta per l’organico, che peraltro viene avviato verso la produzione di compost, un prodotto poco gradito, se non rifiutato, dal mercato. Il compost, infatti, è come i pellets per le stufe: prodotti non controllati, e una facile via per i produttori disonesti per attuare smaltimenti irregolari.

La raccolta differenziata è una complicazione della vita del cittadino, è costosa, inutile per quanto ho detto sopra. E anche fuorviante, avendo introdotto una merceologia (che è la scienza che studia il valore delle merci) del tutto fantasiosa. E di cui i giovani faranno le spese, in quanto impareranno cose sbagliate. Ad Alghero si raccolgono separatamente l’organico (prima definizione merceologica errata), il vetro e la carta. Tutto il resto finisce nell’indifferenziato, raccolto negli appositi cassonetti. I quali sono fonte di irritazione in quanto, con il caldo, puzzano. Puzzano a norma di regolamento comunale, in quanto nell’indifferenziato finiscono, per esempio, i pannolini sporchi dei neonati, degli anziani e gli assorbenti igienici in genere. Tutti materiali che, testi di chimica alla mano, sono al 100percento organici. Sia puliti che sporchi. E’necessario a questo punto sottolineare che le linee guida vigenti in materia di raccolta differenziata hanno introdotto un concetto perverso, un ossimoro: il rifiuto pulito. Le aziende raccoglitrici pretendono, infatti, che la plastica, le lattine e la carta selezionati debbano essere esenti dai resti di quello che hanno contenuto: seguendo questa direttiva il cartone della pizza da asporto deve essere gettato nel contenitore della carta, ma solo se “sufficientemente pulito”. Altrimenti, va nell’indifferenziato. Così come tutti i tubetti di salse, maionese, dentifricio e quant’altro. Non c’è da meravigliarsi se i cassonetti puzzano, l’organico c’è, ripeto, per regolamento.

Una volta fatta la raccolta differenziata, un velo di riserbo cala sui Rsu. Nessun sindaco, nessun assessore, ha mai voluto né colto un'occasione per illustrare come e dove finiscano i rifiuti. A loro basta che la mano pietosa della ditta concessionaria glieli porti via dalla vista. Cosa a volte non semplice, se si va a vedere la montagnola di materassi che sta sorgendo a Galboneddu. Quando , bisogna dirlo, è proprio l’ignavia delle varie Amministrazioni ad essere la prima responsabile. E’ sufficiente osservare i cestini stradali per i rifiuti: sempre troppo pochi, sempre troppo piccoli, sempre pieni già a mezzogiorno dei festivi e d’estate. Poi ci sono i cassonetti: degli autentici rottami, spesso coi meccanismi rotti o col coperchio danneggiato e bruciato. A nessuno viene in mente di predisporre, per i cassonetti, una piattaforma sottostante per la manovra e per il lavaggio. Le varie ditte appaltanti (o è sempre la stessa?) non si sognano nemmeno di avvicendare i cassonetti , così come non si sognano di consegnare i sacchi a domicilio, contemporaneamente al ritiro porta a porta.

Il rifiuto è un materiale, per il detentore, a valore zero. Se ne avesse anche uno minimo, potrebbe essere venduto o riciclato dal produttore stesso. Ne consegue che il trasporto dei rifiuti è quello di merce a valore zero, il cui costo (del trasporto) è doppio del normale, in quanto il mezzo torna sempre vuoto. Più lontano vanno i rifiuti, più i costi aumentano. In Sardegna, in un territorio molto vasto e poco popolato, questa situazione è quasi la norma; senza contare che mancando le aziende per il recupero e riciclo, si finisce addirittura col trasportarli sul continente. Il risultato è che, più lontano vanno i rifiuti dal luogo di produzione, più aumentano le rendite parassitarie di chi gestisce questo tipo di circolazione: se mi si consente un paragone poco piacevole, è come se si obbligasse la popolazione a seppellire i defunti in luoghi lontani, o obbligando il furgone col feretro a percorrere lunghissimi tragitti per arrivare al luogo della sepoltura. Accettando questa situazione, si finisce come a Napoli e le sue ecoballe, che finivano con l’essere smaltite in Germania a costi stratosferici. Ora pare che il trasferimento sia cessato, ma le ecoballe aumentano, è ovvio, indefinitamente. Pare che anche il nuovo sindaco di Roma si trovi nella necessità di ricorrere a questo sistema di (non) smaltimento.

La soluzione di questo (non grandissimo) problema sarebbe il ritorno alla raccolta indifferenziata, trasportando i rifiuti direttamente in un impianto di trattamento in un zona industriale vicina al luogo di raccolta. Alghero ha dimensioni sufficientemente grandi per permettersi un’installazione di questo tipo, che naturalmente potrebbe lavorare anche per Olmedo; essendo Sassari, Porto Torres e Stintino già troppo distanti. La zona industriale sarebbe, naturalmente, quella di San Marco. Va detto che l’impianto sarebbe di piccole dimensioni, dato che il materiale da trattare si aggira sulle 60tonnellate al giorno (due autoarticolati), destinate ad aumentare del 50percento nei due mesi di massima frequentazione turistica. La tanto vituperata raccolta indifferenziata, infatti, ha il vantaggio di costare poco, perché utilizza un’unica tipologia di mezzi di trasporto. Se la lavorazione del rifiuto avvenisse nelle vicinanze, nei periodi di massima richiesta i mezzi potrebbero compiere più ritiri giornalieri, adeguandosi alle esigenze e avendo il tempo di farlo, non dovendo percorrere lunghe distanze per il recapito. Questo, come possiamo constatare tutti i giorni, è impossibile con la raccolta differenziata.

Ecco cosa mi piacerebbe sentir dibattere nelle sale del Comune, anziché veder avvicendare i sindaci e gli assessori all’Ecologia, la cui poltrona scotta tanto da far sembrare la graticola di San Lorenzo una sauna finlandese. Così come mi piacerebbe sentire delle proposte e delle spiegazioni, al posto degli insulti. E mi piacerebbe pure vedere la classe politica locale battersi, unita, per ottenere, in sede regionale o anche più in alto, dei regolamenti coerenti alla situazione logistica, ambientale ed economica di questa città. Prendere una posizione netta su questi argomenti è però difficile, perché ci si scontra con una realtà normativa consolidata, perché bisogna difendere scelte tecniche, e, infine contrastare il dominio delle aziende appaltatrici: quelle che vogliono il ritiro dei rifiuti porta a porta. Non perché è più pulito, ma perchè fa guadagnare di più, senza rischi imprenditoriali e senza che l’utenza riesca a protestare. E che continua, silenziosamente e disciplinatamente, a differenziare dei rifiuti che, molto spesso, finiscono malinconicamente in discarica. Speriamo, però in mucchi ordinatamente selezionati. Infine c’è da chiedersi come sia possibile che una cittadina che, a ragione, vuol ritenersi aperta, ospitale, moderna ed attraente non riesca a trovare le condizioni per una gestione dei rifiuti ordinata ed efficiente. Anche la decisione di terzializzare il servizio si è rivelata assai deludente, oltre che esosa. Non sarebbe il caso di pensare ad una municipalizzata dove, in fin dei conti, perdite e guadagni restano a casa, e si sa chi è il capo?
24/4/2024
L’Unione dei Comuni Riviera di Gallura ha deliberato pubblicamente contro ogni forma di speculazione e dichiarato di opporsi, con tutti gli strumenti in possesso, a ogni progetto in tal senso, privilegiando la costituzione delle CER, le comunità energetiche rinnovabili. A deliberare in tal senso, poco più di un mese fa, era stata anche l’Unione dei Comuni Gallura


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