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Sassari NewsnotiziealgheroOpinioniAgricolturaA Mamuntanas non valga il metodo Mater Olbia
Tonio Mura 12 agosto 2016
L'opinione di Tonio Mura
A Mamuntanas non valga il metodo Mater Olbia


Quale potrà essere, alla luce dei dati sin'ora raccolti, il destino delle aziende agricole di Surigheddu e Mamuntanas? Ha ancora un senso mettere in vendita questi terreni, che ricadono interamente sul territorio di Alghero, attraverso un bando internazionale? Quali sono le novità che emergono dopo l'esito del bando esplorativo, quello che per intenderci chiedeva di esprimersi a proposito di un eventuale acquisto delle aziende ma che non impegnava in nessun modo la Regione nei confronti del proponente?

Inizio col rispondere all'ultima domanda: pare che nove aziende (otto sarde e una non sarda) abbiano risposto alla manifestazione d'interesse. Di queste alcune, per quanto importanti, sono di medie dimensioni e interessate solo a una porzione dei terreni. La Regione non ha reso noti i nomi nè ha reso pubblici i progetti presentati, pare per la posizione esplicita di una ditta partecipante che chiedeva massima riservatezza. Riservatezza rispettata solo in parte se è vero quanto si vocifera, e cioè che all'indagine esplorativa ha partecipato anche un'importante marchio del settore oleario con sede ad Alghero.

Non nascondo che la notizia può farmi solo piacere. Nel contempo si sono fatti avanti anche i pastori, non per acquistare le terre ma per chiedere alla Regione di poter operare ancora sui terreni delle due aziende. Attraverso le rappresentanze legali sono pronti a ritirare le cause di usucapione purchè la Regione destini ad essi una porzione di almeno 250 ettari, non necessariamente inclusa tra i terreni a maggiore vocazione agricola. Altri soggetti che chiedono di poter operare su quei terreni sono le imprese agricole e cooperative sociali che confluiscono nella dichiarazione d'intenti Terre Pubbliche. Esse, come i pastori, non si propongono per l'acquisto bensì per avviare progetti che vadano ad incrociare le esigenze produttive ed occupazionali con alcuni bisogni sociali del territorio, e in particolare l'inserimento lavorativo delle persone in condizione di svantaggio.

Su questo tema, a Surigheddu, in occasione della presentazione del bando esplorativo, si sono espressi favorevolmente sia il Governartore Pigliaru che il Sindaco Mario Bruno. A questo punto emerge un dato incontestabile: non è vero che ad Alghero non ci siano soggetti imprenditoriali interessati ad operare nelle due aziende. E' vero invece che il proprietario, cioè la Regione, sino a ieri non ha fatto niente per far emergere queste disponibilità, lasciando le due aziende in uno stato di quasi totale abbandono. Stiamo parlando di terre che una volta rappresentavano il fiore all'occhiello dell'agricoltura e dell'allevamento nell'isola, e che rimangono ancora tra le più fertili del nord Sardegna. Di terre che sono passate di proprietà regionale gratuitamente, in virtù di una procedura di fallimento, e che la Regione non ha saputo gestire (a memoria non si danno concessioni da 30 anni e più).

Nonostante tutto questo la Regione pare essere ancora intenzionata a mettere in vendita le due aziende, stavolta con un Bando internazionale e con la precisa finalità di incassare i denari, rimettendo in corsa anche le ditte che hanno già risposto. Quindi non più un avviso esplorativo ma la vendita diretta al migliore o ai migliori offerenti. Ritengo questo atteggiamento a dir poco paradossale, specialmente alla luce dei dati emersi con l'indagine esplorativa. Nessuna delle aziende sarde che ha risposto all'appello avrebbe i denari per competere con realtà ben più strutturate e sostenute dalla finanza internazionale. Il che significa solo una cosa, peraltro preannunciata proprio ad Alghero dall'Assessore regionale alla Programmazione, On. Paci: per Surigheddu e Mamuntanas vogliono utilizzare il metodo Mater Olbia! In questo caso non nascondo tutta la mia preoccupazione, perchè il metodo Mater Olbia ha dimostrato che i soldi li possiedono gli arabi, veri affamati di terra e spericolati operatori finanziari.

Ad essi seguono i cinesi. Conti alla mano con un Bando internazionale di vendita c'è il rischio di dare la nostra terra a imprenditori stranieri che guardano solo all'utile e in grado di condizionare le future scelte del PUC a favore di forme di speculazione, compresa quella edilizia e quella energetica. Siamo giunti così, procedendo all'inverso, alla prima domanda: il destino di Surigheddu e Mamuntanas. Personalmente, e senza la paura di sbagliarmi, penso che le due aziende non vadano più messe in vendita. Il rischio è altissimo e il ritorno economico ed occupazionale molto incerto. La Regione deve ammettere che stavolta la comunità imprenditoriale algherese non si è presentata impreparata e che in campo ci sono idee e progetti importanti per il rilancio delle due aziende e per dare una nuova dimensione sociale al lavoro. Bisogna dialogare col territorio e rendersi disponibili per dare in concessione quelle terre, anche dietro il corrispettivo di un canone d'affitto.

Vendute le aziende, quei soldi potrebbero finire tutti per coprire il buco della sanità, e poco ritornerebbe ad Alghero in termini di servizi, forse niente. Diversamente contattare le aziende e i soggetti interessati, programmare il percorso di rilancio delle aziende puntando sulle professionalità e sulle competenze che il territorio esprime, spostare i soldi destinati all'acquisto della terra in investimenti strumentali, studiare forme di concessione pluriennale legate non solo alla produzione ma anche ai livelli occupativi garantiti nel tempo, significa conservare e rivalorizzare il bene, salvaguardarne la destinazione agricola e pastorale, tutelare il paesaggio e la campagna storica algherese, nonchè mettere le imprese agricole del territorio nella condizione di crescere e di soddisfare le richieste del mercato dell'isola e non solo. Lo ripeto: tutto questo senza paura di sbagliare, perchè lo sbaglio più grosso è stato fatto in passato, quando si è dato credito al canto delle sirene e ai progetti faraonici di qualche investitore senza scrupoli e senza quattrini. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.
27/3/2024
Una buona notizia che arriva dopo le recenti segnalazioni da parte di Anbi Sardegna, del Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale e di Coldiretti Sardegna che avevano denunciato lo sversamento a mare dell’acqua del Tirso, diga che aveva superato il limite di guardia, con il conseguente spreco della preziosa risorsa


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