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Red 13 luglio 2016
Goletta Verde, risultati sostengono l’azione di Abbanoa
Nel monitoraggio delle coste sarde presentato a Cagliari le criticità riscontrate non interessano direttamente l’operato del gestore unico del servizio idrico. Lotta agli scarichi abusivi e alle attività produttive non in regola


CAGLIARI - I risultati di Goletta Verde e Legambiente sulla qualità delle acque, presentati oggi a Cagliari, certificano l’impegno di Abbanoa nel preservare l’ambiente dei litorali sardi: sono 344 gli impianti di depurazione che, grazie al lavoro di quattrocento operatori, garantiscono ogni giorno la qualità delle acque scaricate in mare. In tutta l’Isola solo 6 punti sono risultati “critici”, nessuno di questi fa riferimento all’attività di Abbanoa.
Per quanto riguarda l’unica spiaggia risultata inquinata, Olbia-Pittulongu, il problema è purtroppo relativo agli scarichi abusivi, come più volte denunciato dal Comune stesso: la rete fognaria di Abbanoa scarica infatti direttamente nel depuratore del Cines e non a mare. Emblematico il caso di una nota struttura ricettiva non in regola: scaricava infatti in fogna senza avere le autorizzazioni. In questo come in altri casi si è ancora in attesa dell’intervento delle Autorità competenti. Gli altri 5 punti critici riguardano foci di fiumi o canali interessati anch’essi da immissioni di acque nere (reflui) nelle acque bianche (Alghero- San Giovanni) e zone prive di reti fognarie e già interessate da appalti per realizzarle (Tresnuraghes e Sorso) o Comuni non gestiti (Fluminimaggiore). Per quanto riguarda il Rio Mannu, a Porto Torres, come noto le criticità sono dettate soprattutto dalla presenza di attività agricole di allevamento che contribuiscono al peggioramento qualitativo del corpo idrico.

Oltre alle opere già appaltate, che riguardano reti fognarie e nuovi depuratori, nel 2016 sono previsti e programmati una serie di interventi sul sistema degli impianti di Abbanoa, finalizzati soprattutto all’ottimizzazione di quelle strutture che, a causa delle variazioni della popolazione servita (si pensi alle località turistiche), mostrano particolari necessità manutentive.
Inarrestabile, per tutto il 2015 e nel corso del primo semestre, è stata la lotta agli scarichi abusivi, anche in riferimento alle attività produttive. Dal 2010 Abbanoa ha censito 6.089 attività produttive; eseguito 2.698 ispezioni; effettuato 443 controlli sulla qualità dei reflui e presentato 745 denunce, 32 delle quali hanno riguardato il semestre appena trascorso.
Un’importante criticità che Abbanoa sta affrontando con forza è costituita dalla presenza di eccessivi scarichi produttivi che, non rispettando le norme di riferimento, sono causa di disservizi a scapito dell’intera collettività. L’azione di verifica e denuncia, con messa in mora dei soggetti interessati è continua e portata avanti per garantire la piena funzionalità dei depuratori a servizio dell’intera collettività.

Oltre ai consueti stabilimenti industriali (industrie chimiche, meccaniche, alimentari, ecc), devono però essere autorizzati i reflui provenienti da alberghi, ristoranti, lavanderie a secco, autofficine, cliniche mediche, stazioni di servizio, come pure da attività altamente inquinanti come caseifici, oleifici, mattatoi e cantine vinicole che con i loro scarichi incontrollati compromettono il funzionamento degli impianti di depurazione. In base alla tipologia di attività, le aziende sono obbligate a installare alcuni strumenti di pretrattamento nei propri scarichi, come degrassatori o disoleatori. Grassi e oli esausti in massicce quantità hanno effetti devastanti sui depuratori e il rischio per l’ambiente è altissimo. Non a caso la legge ha previsto sanzioni penali (chi ha sistemi differenti di raccolta degli inquinanti come vasche asettiche o trucciolato assorbente è comunque tenuto a comunicarlo).
Nel corso del 2015 e nei primi sei messi dell’anno Abbanoa ha dovuto far fronte a una vera emergenza: nei depuratori sono finiti addirittura scarti di macellazione. Nelle zone a più alta produzione di prodotti caseari (autorizzati all’esercizio e non) i danni maggiori sono stati causati dalle rimanenze liquide oleose del processo di trasformazione del latte. Notevoli sono anche i danni prodotti della lavorazione delle olive. Infine la vinificazione: dal Nord al Sud della Sardegna gli impianti Abbanoa sono stati letteralmente inondati da fiumi di residui della lavorazione delle uve.

Senza contare gli scarichi di oli minerali (oli di macchina) o gli idrocarburi liberamente rilasciati nelle fognature (relativi per esempio ai lavaggi delle cisterne dei condomini) oppure, ancora, i residui di vernici (carrozzerie). Tutti inquinanti che impattano sul normale funzionamento degli impianti di depurazione. Nella “migliore” delle ipotesi creano un sovraccarico degli impianti, nei casi più frequenti possono essere addirittura inibitori del processo depurativo.
Tra i depuratori per i quali sono stati segnalati alle autorità competenti scarichi non autorizzati tra il 2015 e il 2016 figurano Usini (vinificazione); Oliena (caseificazione e vinificazione); Settimo San Pietro (macellazione carni); Lanusei (molitura); Mamoiada (caseificazione e vinificazione); Thiesi (caseificazione e vinificazione); San Gavino Monreale (macellazione carni); Villanovaforru (caseificazione); Marrubiu (caseificazione); Buddusò (caseificazione); Dorgali (caseificazione e vinificazione); Nulvi (caseificazione e vinificazione); Oschiri (caseificazione); Guspini (vinificazione); Dolianova (Caseificazione, molitura); Muravera – Costa Rey (scarichi di pulizia fosse settiche); Serdiana (vinificazione).
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