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Sassari NewsnotizieportotorresEconomiaLavoro › Nuovi sigilli alle Raffinerie di Porto Torres
Mariangela Pala 31 maggio 2016
Nuovi sigilli alle Raffinerie di Porto Torres
I funzionari dell’Agenzia delle Dogane si sono presentati presso le Raffinerie di Porto Torres e invece di togliere i sigilli hanno redatto un nuovo verbale, risequestrato i serbatoi e chiesto l’intervento della Procura


PORTO TORRES - Sembra sia senza soluzione la vicenda che coinvolge le Raffinerie di Porto Torres, l’azienda che nella zona industriale si occupa di olii esausti, rigenerati o smaltiti. L’Agenzia delle Dogane il 10 febbraio aveva sigillato i serbatoi con uno specifico provvedimento che vietava l’estrazione «di ogni materia o rifiuto nelle more degli accertamenti fiscali».

L’11 maggio scorso il Tar aveva sospeso il blocco delle attività dello stabilimento perché «comporta inevitabili e gravi ricadute sull’attività produttiva e sui rapporti di lavori con gli addetti alla relativa attività». Così il tribunale amministrativo aveva accolto l’istanza cautelare degli atti impugnati dalla società. Finalmente appare risolta la vicenda, ma il 17 maggio i funzionari dell’Agenzia delle Dogane si sono presentati presso le Raffinerie di Porto Torres e invece di togliere i sigilli, come si aspettavano lavoratori e titolari dell’azienda, hanno redatto un nuovo verbale, risequestrato i serbatoi e chiesto l’intervento della Procura.

Due giorni dopo il gip ha convalidato il sequestro, specificando l’intervento come necessario per evitare che l’attività prosegua, considerando che fosse in corso. In realtà tutto era fermo da febbraio. Così l’azienda ha fatto di nuovo ricorso, ma nel frattempo i lavoratori sono rimasti privi di reddito per mesi. I lavoratori chiedono chiarezza sul comportamento del Tar che prima giudica l’atto compiuto il 10 febbraio “senza fondamento giuridico e spropositato”, e pochi giorni dopo l’Agenzia delle Dogane anziché rimuovere i sigilli avvia un nuovo procedimento.
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