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Mariangela Pala 24 maggio 2016
«Eph presenti un piano industriale credibile»
L´Italia perde un investimento da 700 milioni di euro che sarebbe stato capace di rilanciare parte dell´economia di un territorio in sofferenza e di garantire al sito un futuro certo per i prossimi 35 anni


PORTO TORRES - La rinuncia alla costruzione del gruppo a Carbone nella centrale termoelettrica di Fiume Santo, rappresenta per i sindacati un fatto grave, non solo per il territorio del nord ovest della Sardegna, ma anche per il sistema paese. «Le ragioni richiamate nella lettera, che la società ha inviato al ministero, evidenziano i limiti del comparto produttivo termoelettrico italiano e più in generale i limiti della generazione. Un settore che negli anni successivi alla liberalizzazione e privatizzazione é stato abbandonato a se stesso, a logiche opportunistiche, in balia di singoli interessi», affermano le segreterie nazionali, Filctem, Flaei e Uiltec.

I consumi energetici hanno subito forti contrazioni, in Sardegna le vertenze di aziende energivore come Alcoa e Euroallumina, nonostante le dichiarazioni della politica locale e nazionale, non hanno ancora trovato soluzione. Elementi che per i sindacati aggiungono difficoltà e incertezze in un settore che per anni é stato da traino per l'industria italiana, offrendo sponda a chi come Eph si muove secondo logiche unicamente privatistiche. «In questa vicenda non vi sono solo responsabilità delle aziende, certamente le più pesanti, - sostengono i segretari nazionali - vi sono forti responsabilità anche nella politica, nella incapacità che esprime, nella manifesta incapacità di programmare una politica energetica e industriale».

L'Italia perde un investimento da 700 milioni di euro che sarebbe stato capace di rilanciare parte dell'economia di un territorio in sofferenza e di garantire al sito un futuro certo per i prossimi 35 anni. Gli impianti esistenti nonostante gli investimenti dello scorso anno e quelli in corso attualmente, hanno bisogno di interventi per aumentarne l'efficienza produttiva. Costruiti dall'Enel quando il mercato elettrico non esisteva, quando le rinnovabili erano una ipotesi, oggi devono confrontarsi in un mercato che cambia in continuazione.

«Eph deve presentare immediatamente un piano industriale credibile. Deve impegnarsi non solo attraverso dichiarazioni, - chiedono i sindacati - ma con atti tangibili per dare certezza produttiva al sito, capacità di stare sul mercato, stabilità ai lavoratori diretti e a quelli indiretti. EPH non ha acquistato solo l'impianto, con esso ha rilevato gli obblighi di tutti i precedenti proprietari. La realizzazione dell'impianto, la restituzione alla comunità dell'area dei gruppi 1 e 2, l'impegno di ridurre il complessivo impatto sull'ambiente». Per i segretari nazionali gli interventi di ambientalizzazione, tutti quelli che necessariamente si dovranno realizzare, sono fondamentali non solo per il valore ambientale, essi garantiscono la possibilità di produrre, e offrono un importante ritorno economico e occupazionale al territorio.

«Il mancato investimento sul gruppo a carbone deve essere sostituito da nuovi investimenti, coerenti con il momento economico e industriale che viviamo. Eph non può limitarsi a dire che il progetto era vecchio in quanto immaginato nel 2005, non può semplicemente dichiarare che si rende disponibile a partecipare ad iniziative che si dovessero sviluppare nel territorio» ribadiscono, "in particolare quelle sinergiche con le proprie attività e le proprie capacità industriali", deve offrire una reale alternativa, coerente con il presente e con il futuro, coerente con la Sen e con il piano energetico regionale. «Lo deve fare subito, subito deve avere le risposte dalle istituzioni, se non si vuole restare attaccati a un progetto per 10 anni fino a che, di nuovo, non sarà dichiarato vecchio e quindi irrealizzabile» sottolineano le segreterie nazionali Filctem, Flaei e Uiltec
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